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di Antonella Prenna
Tombura-Yambio (Agenzia Fides) – “Gli attacchi ai luoghi sacri sono un affronto all'umanità e una violazione della dignità umana. Una chiesa, una moschea, un ospedale, una scuola e un'ambasciata sono luoghi sacri, luoghi di rifugio, pace e sicurezza. Sono spazi pensati per proteggere gli innocenti, non per diventare bersagli di violenza.” A parlare con l’Agenzia Fides è Eduardo Hiiboro Kussala, vescovo della diocesi di Tombura-Yambio (CDTY) nel Sudan del Sud, intervenuto dopo un violento attacco che la sera del 10 dicembre ha colpito la parrocchia St. Mary Help of Christians a Tombura.
“Individui armati hanno aperto il fuoco indiscriminatamente nel campo profughi, uccidendo tragicamente il signor Undo e ferendo gravemente una donna – riferisce il presule. “Si tratta di un atto di violenza riprovevole. Condanno drasticamente questo brutale atto di aggressione, che ha tolto la vita a una persona innocente e lasciato altri traumatizzati e feriti. Esprimo le mie più sentite condoglianze alla famiglia della vittima e prego per una rapida e completa guarigione della donna ferita. Solidarietà e sostegno alle persone sfollate rimaste (IDP) e, in particolare a padre Santino Makuei, il sacerdote responsabile della parrocchia. Che Dio dia loro forza in questi tempi difficili.”
Il vescovo Kussala definisce ingiustificabile questo ennesimo atto di violenza e invita i responsabili a pentirsi, a chiedere perdono a Dio e ad allontanarsi dalla violenza. “La via della pace è l'unica via da seguire.” Rivolgendosi alle alte cariche del governo li esorta “a tutelare tempestivamente le popolazioni vulnerabili, in particolare gli sfollati. La situazione nella contea di Tombura è sfuggita al controllo ed è dovere del governo ristabilire l'ordine e garantire la sicurezza dei suoi cittadini - rimarca. Tre anni di violenza nella contea di Tombura e, tuttavia, non sembra esserci alcuna azione o preoccupazione da parte della più alta carica del paese. Non è forse responsabilità del governo proteggere il proprio popolo?”
“Lo stesso giorno di questo attacco, con il cardinale Gabriel Zubeir Wako (ndr. arcivescovo emerito di Khartoum e primo porporato sudanese) abbiamo celebrato la Santa Messa presso la parrocchia, esprimendo solidarietà con gli sfollati. Il cardinale ha rimarcato la sacralità della vita umana e della necessità di pace. Ha esortato le persone ad astenersi dall'odio, dalla violenza e dalla divisione, e ad abbracciare invece il perdono e la riconciliazione. Avevo invitato il cardinale Zubeir a benedire la nostra diocesi, in particolare Tombura, e a chiedere la fine della violenza comunitaria” –spiega il vescovo Kussala.
“Siamo in tempo di Avvento, un periodo di preparazione dei nostri cuori alla nascita del nostro Salvatore venuto per portare la pace nel mondo. Assumiamoci tutti la responsabilità di costruire la pace nelle nostre comunità, nel nostro paese e nei nostri cuori. Invito tutti a pregare fervidamente per la pace: pace a Tombura, nel sud Sudan e nei nostri cuori. Ognuno di noi faccia la sua parte per creare un ambiente di amore, rispetto e comprensione reciproca”.
A rimarcare i continui e gravi episodi di violenza contro rappresentanti religiosi e fasce più vulnerabili, il vescovo Kussala in un precedente e recente intervento aveva deplorato la nuova aggressione subita dal vescovo della diocesi di El Obeid in Sudan, Yunan Tombe Trille Kuku Andali insieme al diacono Joseph da parte delle Rapid Support Forces (RSF).
“Da quando è scoppiata la guerra ad aprile 2023, il vescovo Tombe Trille si è rifiutato di scappare ed è rimasto insieme alla gente che chiedeva riparo nella curia, musulmani e cristiani, nonostante la porta della cattedrale Maria Regina d'Africa fosse stata fatta saltare dall’esplosione di una bomba. Sono rimasti tutti con lui, dentro i locali della chiesa” ha raccontato all’Agenzia Fides il presule.
L’episodio al quale Kussala fa riferimento risale al 20 aprile 2023, appena cinque giorni dopo lo scoppio dei combattimenti tra SAF e RSF, quando il vescovo Tombe Trille e alcuni membri del clero erano scampati alla morte in seguito ai razzi caduti sui locali della cattedrale (vedi Agenzia Fides 2/5/2023), distruggendone il cancello principale e la residenza dei sacerdoti. Si dice che l'incidente sia avvenuto mentre il vescovo di El-Obeid e i sacerdoti stavano pregando.
“Per tutto questo tempo, da quando è scoppiata la guerra – riprende Hiiboro – il vescovo Tombe Trille ha lavorato in condizioni di estremo pericolo, senza risparmiarsi. Persino il governo gli ha chiesto di fornire alcuni servizi, in particolare l'istruzione per i bambini della zona. La maggior parte dei suoi sacerdoti sono sparsi ovunque senza poter comunicare con lui che, a sua volta, rischia ogni volta che si sposta da un villaggio all'altro. A novembre per poterci raggiungere in occasione dell’Assemblea plenaria dei vescovi a Juba ha dovuto muoversi di nascosto per attraversare le diverse città e passare dal Sudan al Sud Sudan. Già in passato aveva subito altre aggressioni. Una volta lo hanno torturato con la punta di un grosso coltello sui piedi, pungendolo fino a farlo urlare per il dolore e poi lo hanno lasciato lì derubandolo dell'anello episcopale e della croce pettorale.”
“Arrivato in Sud Sudan ha voluto condividere con noi le grosse difficoltà che vivono a così poca distanza. A volte non hanno acqua da bere, restano settimane senza potersi lavare, manca il cibo, il pane, lo zucchero e tutte le cose essenziali. Ci ha anche raccontato delle ingenti perdite di vite umane o di quanti rimasti coinvolti nel fuoco incrociato e in altri maltrattamenti.”
“Al termine del nostro incontro è voluto subito rientrare a El Obeid dove il 5 dicembre ha subito questa ennesima violenza che per poco non lo ha portato alla morte insieme al suo diacono. Nel messaggio che mi ha mandato ha scritto queste parole da condividere con i fratelli vescovi: Sono appena arrivato a El Obeid insieme al diacono Joseph. Questa volta ci hanno trattati male, dopo avermi derubato mi hanno colpito forte sul collo, sulla fronte, sul viso e sulla testa. Non riesco a masticare e abbiamo veramente rischiato il martirio grazie alle preghiere di molti’.
“Noi come Chiesa locale in sud Sudan abbiamo condannato pesantemente questo attacco – rimarca il vescovo di Tombura-Yambio. E’ un atto molto grave, un attacco che colpisce l'intero corpo della Chiesa. Un vescovo non costituisce alcuna minaccia per la governance o politica di chiunque. Il vescovo è una persona neutrale che lavora per portare la parola di Dio e offrire servizi sociali alla comunità. Esortiamo queste forze combattenti all’etica, al rispetto e alle buone maniere nonché alla tutela delle minoranze e delle persone di religione diversa. La comunità internazionale deve condannare i responsabili di questi abusi nella regione, inclusa l’aggressione al vescovo Trille Tombe.”
La conversazione con il vescovo Hiiboro si conclude con il suo invito alla preghiera e appello di aiuti umanitari alla popolazione del Sudan. “Invito tutti a pregare per il vescovo Trille Tombe, per l'arcivescovo di Khartoum, Michael Didi Adgum Mangoria, anche lui in Sudan ad Akbar. E poi preghiamo per il vescovo ausiliare di Khartoum, Daniel Adwok, che si trova a Kosti e per tutti i sacerdoti impegnati nei diversi villaggi a prendersi cura delle persone. Faccio anche appello a qualsiasi tipo di supporto umanitario che possa alleviare le ingenti sofferenze del popolo sudanese e di quanti sono con loro.”
“Affidiamo al Signore tutti questi nostri fratelli affinché possano trovare la pace nelle loro terre. Alle forze combattenti del Sudan abbiamo scritto invitandoli ad incontrarsi per trovare una soluzione a queste emergenze e fermare i combattimenti in modo che le persone possano essere al sicuro e tornare nei loro spazi”.
(Agenzia Fides 13/12/2024)
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