ASIA/SINGAPORE - "Non possiamo permettere al male di paralizzare la proclamazione del Vangelo", scrive il Cardinale Goh dopo l'aggressione a un sacerdote durante la messa

lunedì, 11 novembre 2024 violenza   annuncio   fede   chiese locali   sacerdoti  

Archdiocese of Singapore

Celebrazione liturgica in una chiesa di Singapore

Singapore (Agenzia Fides) - "Questo incidente non solo ha ferito gravemente un sacerdote in un luogo di culto, ma ha anche seminato paura nella comunità", ha scritto il Cardinale William Goh, Arcivescovo di Singapore, in una lettera pastorale diffusa in seguito all'aggressione contro Padre Christopher Lee, sacerdote colpito con un coltello mentre celebrava la messa nella chiesa di San Giuseppe nell'area di Bukit Timah. Parroco della chiesa di San Giuseppe, padre Lee è stato accoltellato durante la messa vespertina di sabato 9 novembre, mentre distribuiva la Comunione. Il prete 57enne è stato trasportato d'urgenza al National University Hospital di Singapore e attualmente è in condizioni stabili, "è in fase di ripresa", ha riferito l'Arcivescovo che gli ha fatto visita in ospedale. L'aggressore, un uomo singaporiano di 37 anni con precedenti penali per reati violenti legati alla droga, è stato fermato dai alcuni fedeli presenti in chiesa e poi preso in custodia dalla polizia. Le autorità hanno dichiarato che l'incidente non sembra essere collegato al terrorismo.
Invitando la comunità alla "vigilanza nella fede", il Cardinale Goh ha voluto "riflettere sulla sicurezza delle nostre chiese, in particolare durante il culto". Per dare ai fedeli una certa tranquillità e sicurezza, nel 2016 l'Arcidiocesi ha istituito l'"Emergency Response Operations Council", organismo apposito, in diretto contatto con la polizia, creato per coordinare la sicurezza nelle parrocchie. Tuttavia, ha scritto mons. Goh, "dobbiamo anche riconoscere che le nostre chiese sono spazi pubblici. Esagerare con le misure di sicurezza potrebbe scoraggiare i fedeli dal venire a pregare" e "la presenza di troppo personale addetto alla sicurezza può impedire ai nostri sacerdoti di curare il gregge dei fedeli", un compito che i Pastori portano avanti "con coraggio e senza paura". "Crediamo fermamente che Dio sia responsabile delle nostre vite e che trasformerà il male in bene. Non possiamo permettere al male di paralizzare la proclamazione del Vangelo", ha rimarcato . Allora, suggerisce la lettera, occorre "prendersi cura l'uno dell'altro" e "ogni persona che visita la chiesa deve essere vigile e avvisare chi è in servizio se nota qualcosa di insolito, una persona che sembra sospetta o anche un oggetto lasciato incustodito".
Si chiede poi, il Cardinale Goh : "Perché Dio ha permesso che ciò accadesse?". "Il nostro Dio è un Dio incarnato", rileva. "Attraverso suo figlio, Gesù - scrive - è venuto a condividere le nostre ferite e i nostri dolori. Ci ha redenti non con la forza o il potere, ma con l'umiltà, il perdono, la misericordia e la compassione". Eventi spiacevoli o terribili, spiega, "accadono a causa del peccato e delle sue conseguenze. In effetti, tali eventi ci mostrano che la società si sta allontanando dai valori morali; non c'è alcun senso di giusto o sbagliato, persino in uno spazio sacro. Ci sono molte persone turbate, confuse e ferite nel mondo. Tuttavia, sappiamo che, alla fine, il male non trionferà. Lo vediamo negli esempi dei martiri della Chiesa".
Prosegue il Cardinale Goh nella missiva: "Come Chiesa, abbiamo ancora più bisogno di proclamare il Vangelo della misericordia, della compassione e della riconciliazione, così da poter illuminare le persone nella verità, guarirle dalla loro fragilità, placare la loro paura e il loro dolore e aiutarle a trovare la vita e il vero amore. Non lasciamoci paralizzare dalla paura, ma continuiamo a testimoniare la nostra fede, mettendoci nelle mani di Dio. 'Non temete coloro che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l'anima; temete piuttosto colui che ha il potere di far perire e l'anima e il corpo nella Geenna' ( Mt 10,28 )". "La nostra fede ci dice che l'amore è più forte dell'odio, la vita è più forte della morte", rimarca. "Questo incidente - conclude la Lettera pastorale - ha reso la nostra Chiesa più forte, avvicinando la nostra gente attraverso la fede e la preghiera. Ci ha anche ricordato di rimanere vigili e di non dare per scontate pace e sicurezza conquistate a fatica. Come comunità, usciremo da questo incidente più resilienti che mai".
Anche la Conferenza episcopale cattolica di Malaysia, Singapore e Brunei ha espresso solidarietà e promesso preghiere per padre Christopher Lee, esortando i fedeli alla "compassione, sostegno e consolazione per tutti coloro che sono stati colpiti dall'incidente", come ha affermato in una nota mons. Julian Leow Beng Kim, Arcivescovo di Kuala Lumpur e Presidente della Conferenza episcopale. A nome dei Vescovi, l'Arcivescovo ha invocato il Signore per "coloro che cercano di causare divisione attraverso la violenza", esprimendo la speranza che Dio tocchi i loro cuori "con misericordia, guidandoli verso la guarigione e la redenzione". "In un momento in cui ci sforziamo di promuovere la pace, l'amore e la comprensione nelle nostre società, tale violenza è particolarmente dolorosa. Tuttavia, in questi momenti di prova ci viene ricordata la nostra chiamata cristiana a rispondere con pace, compassione e perdono", hanno scritto i Vescovi di Malaysia, Singapore e Brunei.
(PA) (Agenzia Fides 11/11/2024)


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