Yangon (Agenzia Fides) - La giunta militare a potere in Myanmar ha imposto la legge marziale in un totale di 61 municipalità, ponendo nel complesso 8,2 milioni di persone sotto il provvedimento. Il numero di 61 municipi è stato raggiunto dopo che il regime, nei giorni scorsi, ha dichiarato la legge marziale in tre nuove municipalità nello Stato Shan (Mantong, Namhsan e Namtu). Tali località sono però sotto il controllo dell'Esercito di liberazione nazionale di Ta'ang (TNLA), parte della alleanza delle forze di opposizione. L'Esercito di liberazione nazionale di Ta'ang (TNLA), l’Esercito Arakan e l’Esercito dell’Alleanza nazionale democratica del Myanmar hanno costituito insieme la "Alleanza etnica delle tre fratellanze" che - saldatasi con le milizie spontanee delle "Forze di Difesa Popolare" - nell'ottobre 2023 ha lanciato un’offensiva nota come "Operazione 1027", soprattutto contro avamposti militari nel Nord del paese (vedi Fides 23/11/2023). I cittadini birmani che vivono sotto la legge marziale si trovano attualmente nelle regioni di Yangon, Mandalay, Sagaing, Magwe, Bago e Tanintharyi e sono di etnia Shan, Chin, Mon, Karen e Karenni, Bamar. La legge marziale è stata dichiarata in 8 comuni nel 2021, in altri 48 nel 2023 e in altri cinque nel 2024. In tali aree è in vigore il coprifuoco, con limitazioni alla circolazione tra le 18 e le 6 del mattino.
"La sovranità del Myanmar rimarrà intatta", ha dichiarato il generale Zaw Min Tun, portavoce della giunta. Tuttavia, notano gli osservatori, l'esercito sta proclamando la legge marziale in territori, distretti e municipalità sui quali ha perso il controllo, dunque su aree che dovrebbe cercare di riconquistare.
Dalla regione di Sagaing, nel Nord del paese, una delle aree maggiormente tormentate dagli scontri, p. Joseph Thang Nen Zo Mung, direttore del Comunicazioni sociali nella diocesi di Kalay - un territorio con 60mila cattolici su circa un milione di abitanti - racconta a Fides che "i combattimenti continuano e la gente non ha altra scelta che fuggire, ingrossando il numero degli sfollati interni". "Alcuni provano a tornare ma poi fuggono di nuovo. C'è una grande mobilità, la gente cerca rifugio e salvezza, perchè l'esercito continua a colpire i villaggi", nota.
Il sacerdote nota con preoccupazione la situazione dei giovani che "desiderano libertà e verità, lottano e pregano", e non vogliono unirsi all'esercito regolare che "combatte contro il popolo". Per questo, spiega, "preferiscono abbandonare il paese: molti stanno dirigendosi verso Malaysia, Thailandia, India", mentre vescovi, preti e religiosi cristiani sono sotto attento scrutinio dei militari e non possono prendere posizioni politiche, pena il carcere.
P. Joseph Thang è impegnato anche nel servizio in lingua Chin di "Radio Veritas Asia", emittente cattolica della Federazione delle Conferenze Episcopali dell'Asia (FABC). La radio offre programmi spirituali in lingue del Myanmar come Chin, Karen, Kachin, Bamar. "In questo frangente così difficile e delicato - osserva - la radio rappresenta un sostegno spirituale, una consolazione per tutti i fedeli che vivono lo sfollamento, il disagio, la precarietà. In questo periodo di Quaresima, molto sofferto, in cui molte parrocchie sono chiuse per il conflitto, il servizio di trasmettere la messa, le omelie, catechesi e riflessioni spirituali è tanto più apprezzato dai fedeli in Myanmar: aiuta a tenere desta la fede, la speranza e la carità".
(PA) (Agenzia Fides 6/3/2024)