AFRICA/BURUNDI - “Il 3 ottobre è stato compiuto un ulteriore passo in avanti nei rapporti tra Stato e Chiesa” dice il Presidente della Conferenza Episcopale

giovedì, 16 novembre 2023 chiese locali  

Bujumbura (Agenzia Fides) – “Si tratta di un ulteriore passo con il quale lo Stato riconosce l’importanza della Chiesa” dice all’Agenzia Fides Bonaventure Nahimana, Arcivescovo di Gitega e Presidente della Conférence des Evêques Catholiques du Burundi (CECAB) dove il 3 ottobre è stata istituita una commissione mista e sei sottocomitati incaricati di sviluppare gli accordi tra la Conferenza dei Episcopale del Burundi e il Governo di Bujumbura su questioni di interesse comune.
Nell’intervista concessa all’Agenzia Fides, Mons. Nahimana ricostruisce la genesi e gli sviluppi di questi accordi

Cosa significa il passo intrapreso a ottobre tra Stato e Chiesa?

“Occorre partire dall’accordo quadro tra la Repubblica del Burundi e la Chiesa cattolica firmato il 6 novembre 2012 (vedi Fides 7/11/2012, ndr.) che offre un quadro giuridico alle attività della Chiesa, regolando i rapporti tra Stato e Chiesa. Questo accordo prevedeva che in seguito si dovevano stipulare delle convenzioni per la sua applicazione. Siamo rimasti in dialogo con il governo per arrivare infine a costituire delle sottocommissioni incaricate di studiare le questioni di interesse comune nelle quali Stato e Chiesa collaborano. Queste commissioni si sono insediate il 3 ottobre.
Una volta terminati i lavori, i loro risultati verranno sottoposti all’esame della Conferenza Episcopale e del governo per poi procedere alla firma delle convenzioni.

Ci può indicare su quali materie si concentrano i lavori delle sottocommissioni?

Si tratta di intese sulle associazioni pubbliche di fedeli, perché l’accordo quadro garantisce ai fedeli il diritto di associazione per l’esercizio della loro missione. C’è poi una convenzione sull’educazione, perché la Chiesa cattolica fin dall’inizio dell’evangelizzazione si è impegnata nell’educazione. La Chiesa ha una vasta rete di scuole materne, primarie e secondarie ed ora sta studiano l’apertura di un’università cattolica.
Un’altra convenzione riguarda la sanità, perché anche in questo settore la Chiesa fin dall’inizio dell’evangelizzazione si è impegnata a fondo, creando centri sanitari e ospedali. Un’altra ancora concerne le questioni in materia di cappellania, ad esempio per la cura pastorale dei fedeli arruolati nelle forze armate e di sicurezza, i detenuti nelle carceri, i ricoverati negli ospedali e chi si prende cura di loro, e infine studenti e insegnanti delle scuole pubbliche e private.
C’è poi una convenzione sullo sviluppo umano e per l’assistenza sociale, perché la Chiesa cattolica è impegnata a favore dei poveri e degli indigenti. Questa convenzione riguarda la formazione professionale dei giovani, il miglioramento delle condizioni di vita, compresi progetti agricoli. Vi è infine la convenzione che regola i beni della Chiesa, che erano stati confiscati dallo Stato: si tratta ora di stabilire come, nell’interesse del bene comune, questi beni possono essere restituiti. Dunque con questi accordi si riconosce quello che fa la Chiesa in Burundi, lo Stato riconosce l’importanza della Chiesa.

Diversi di queste intese concernono i laici impegnati nelle attività della Chiesa…

Come dicevo uno dei protocolli d’intesa tra Stato e Chiesa concerne le associazioni laicali, che sono numerose e di diversa tipologia in Burundi (caritative, apostoliche). Ad esempio l’Azione Cattolica e i movimenti ad essa associata che è molto attiva. Poi vi sono numerose associazioni che si prendono cura dei malati e degli indigenti e vorremmo che fossero riconosciute e garantite da delle leggi dello Stato. (L.M.) (Agenzia Fides 16/11/2023)


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