Kinshasa (Agenzia Fides) – Guerre per i minerali della transizione energetica; sfruttamento delle risorse congolesi per un preteso ecologismo globale che in realtà produce enormi danni ambientali e umani in Congo.È questo lo spiazzante scenario esposto all’Agenzia Fides da Marcel Utembi Tapa, Arcivescovo di Kisangani e Presidente della CENCO (Conferenza Episcopale Nazionale.
Tra le guerre “dimenticate” ci sono quelle nell’est della Repubblica Democratica del Congo. Quale è la situazione al momento presente?
UTEMBI TAPA: Il Nord Kivu è devastato da diversi gruppi armati locali e stranieri. Tra questi ultimi vi sono le ADF di origine ugandese e di ispirazione islamista e l’M23 che è sostenuto dai Paesi vicini, in particolare il Ruanda. Questo non è un segreto per nessuno, tutti lo sanno, grazie pure alle inchieste condotte da gruppi d’investigazione internazionali delle Nazioni Unite che hanno stabilito nero su bianco che l’M23 è sostenuto dai Paesi vicini, in particolare dall’esercito ruandese.
I gruppi locali si sono costituiti all’origine come formazioni di autodifesa per respingere gli attacchi esterni. Abbiamo quelli che vengono chiamati i Mai-Mai ed altri che ora portano il nome di Wazelendo, presenti nel Nord Kivu e nel Sud Kivu. I Wazelendo hanno fatto di recente delle manifestazioni a Goma (capoluogo del Nord Kivu) contro la presenza della forza militare dell’AEC (comunità Economica dell’Africa Orientale) e della MONUSCO (Missione ONU nella RDC) perché queste forze internazionali non fanno molto per fermare i massacri delle popolazioni congolesi. La Guardia Nazionale congolese ha sparato sui dimostranti facendo molti morti. Questo ha creato forte tensione nella regione, un fatto che deploriamo. La morte di una persona è già troppo. Quando si contano decine di vittime è una desolazione. Noi come Chiesa ci sentiamo profondamente rattristati e offriamo la nostra preghiera più ardente perché ritorni la pace non solo nel Nord e Sud Kivu ma pure nell’Ituri, altra provincia dell’est dove non va minimizzata la capacità di fare danni dei gruppi armati lì presenti come la Codeco, l’FPIC, e i gruppi di autodifesa chiamati Zaïre.
Preghiamo perché possiamo prendere coscienza che questa situazione non può andare avanti e perché il governo congolese assuma la sua responsabilità statale di garantire la sicurezza delle popolazioni della regione.
Ma anche nell’ovest della RDC è in atto una crisi….
UTEMBI TAPA: Nella provincia ecclesiale di Kinshasa che copre la provincia statale di Kinshasa, il Congo centrale e Bandundu c’è un’altra crisi. Più precisamente attorno ai territori di Kwamouth, di Kwilu e Kwango dove si sono avuti movimenti di sfollati e massacri di civili innocenti. Ed ora questa crisi si avvicina a Kinshasa dalla parte di Maluku. I villaggi circostanti sono sotto attacco e questo preoccupa molto. Si tratta di gruppi armati locali che hanno iniziato a disputarsi la proprietà e la concessione di terreni. Le manipolazioni da parte di alcuni politici hanno fatto sì che l’iniziale disputa fondiaria si sia trasformata in una crisi di proporzioni più vaste che ha provocato molti morti, da 2.000 a 3.000 vittime finora. I massacri hanno provocato una massiccia ondata di sfollamenti nella provincia ecclesiastica di Kinshasa. Abbiamo denunciato questa situazione invitando il governo a intervenire per fermare le violenze e riportare la pace.
Spesso si afferma che una delle cause dei conflitti congolesi è il controllo delle enormi ricchezze minerarie del Paese….
UTEMBI TAPA: Ringraziamo il Signore che ci ha donato questo Paese potenzialmente ricchissimo soprattutto di risorse naturali. Nella RDC si trovano ogni sorta di minerale e in particolare quelli strategici. Il coltan utilizzato per la fabbricazioni dei telefoni cellulari e di apparecchi strategici come i satelliti; il cobalto usato per la costruzione di batterie dei veicoli elettrici. La RDC possiede il 60/70 percento delle riserve mondiali di cobalto. E ci sono riserve ancora non scoperte di altri minerali strategici. Purtroppo tutte queste ricchezze suscitano la cupidigia di molti a livello nazionale, internazionale e mondiale.
Lo sfruttamento di questi minerali non viene effettuato nelle legalità e nel rispetto delle regole bilaterali e multilaterali, le multinazionali insieme ai loro complici, fanno di tutto per sfruttare il nostro Paese al minor costo. Il popolo congolese non riceve beneficio dallo sfruttamento di queste risorse da parte di multinazionali straniere con la complicità di governanti locali. Quindi viviamo in un Paese ricchissimo in cui gran parte della popolazione vive nell’indigenza. Chi sta bene nella RDC è una minoranza: dirigenti politici e militari. Di fronte a questa situazione noi come pastori non possiamo rimanere silenti chiedendo ai governanti di intervenire di fronte alla miseria del proprio popolo.
Durante la sua visita apostolica nel nostro Paese, Papa Francesco nei suoi discorsi ha denunciato il fatto che assistiamo a una sorta di neocolonialismo economico nella nostra regione e in particolare nella RDC, e ha fatto appello perché il nostro Paese possa godere delle ricchezze che il Signore gli ha donato. È un appello forte che abbiamo apprezzato molto.
Quali danni ambientali provoca questo sfruttamento non regolamentato?
UTEMBI TAPA: Le conseguenze ambientali dello sfruttamento delle risorse minerali congolesi sono vaste e gravi perché avviene senza rispettare le norme accettabili. Per esempio quando sorvolate la regione di Kolwezi dove l’estrazione del cobalto è fatta in maniera massiva, vedrete che la terra è segnata da grandi ferite. Si vedono buchi enormi dappertutto prodotti dallo sfruttamento disordinato dei minerali. Nella regione della Grande Orientale, nella provincia di Ituri, in quella di Tshopo, in quella di Bas-Uélé e nei due Kivu si trovano diverse miniere artigianali nelle foreste che riversano gli scarti di lavorazione nei corsi d’acqua. Questi ultimi sono del tutto inquinati: si può vedere come l’acqua ha cambiato colore. L’acqua è diventata fango. Di conseguenza le popolazioni dei villaggi rivieraschi non hanno fonti d’acqua pulita. Faccio un altro esempio. Il fiume Kasai è inquinato all’origine come conseguenza delle attività di compagnie minerarie, mi sembra cinesi, che operano in Angola. Il corso d’acqua è completamente inquinato determinando la moria dei pesci. Le persone che usano la sua acqua hanno visto l’insorgere di gravi irruzioni cutanee.
Cosa direbbe allora agli ambientalisti che vivono in Occidente?
UTEMBI TAPA: Se ci sono dei difensori dei diritti umani e dell’ambiente venite in Africa. Viviamo in un grande villaggio. Lo sviluppo industriale nel mondo avanzato ha delle ripercussioni in Africa. Ma allo stesso tempo i danni arrecati alle nostre foreste pluviali hanno conseguenze che si fanno sentire nel resto del pianeta.
Il 20 dicembre si terranno le elezioni presidenziali e politiche. Alcuni candidati sembrano presentarsi sotto una matrice confessionale. Cosa ci può dire al riguardo?
UTEMBI TAPA: I candidati sono di diverso ordine e appartenenza ma nella grande maggioranza di casi sono riconducibili a un preciso partito o famiglia politica. Non si presentano in funzione della loro identità religiosa ma in quanto responsabili o capi di un partito politico. La Chiesa cattolica non ha un partito politico né candidati propri, né ha raccomandato di votare candidati nelle diverse elezioni (presidenziali, legislative e provinciali) che si terranno il 20 dicembre. La Chiesa cattolica si occupa dell’educazione civica di tutti i cittadini, non solo dei cattolici, per permettere a chiunque di votare in modo consapevole e secondo coscienza, guardando al bene comune. Allo stesso tempo siamo impegnati insieme all’Eglise de Christ en Congo, che è un insieme di associazioni religiose protestanti, per assicurare il corretto svolgimento del voto con i nostri osservatori elettorali. La Chiesa cattolica ha una forte presenza sul territorio; unendo le nostre forze con quelle all’Eglise de Christ en Congo possiamo assicurare un buon controllo del voto a livello nazionale. (L.M.) (Agenzia Fides 10/11/2023))