ASIA/KAZAKHSTAN - Papa Francesco ai Capi religiosi: ricordiamo a tutti che siamo creature, per il bene del mondo

mercoledì, 14 settembre 2022 papa francesco   dialogo   pace   libertà religiosa   fondamentalismo religioso   pandemia   salvaguardia del creato  

Nur-Sultan (Agenzia Fides) - Le diverse tradizioni religiose ci ricordano che “non siamo onnipotenti”. Di fronte “al mistero infinito che ci sovrasta e ci attira”, esse “ci ricordano che “siamo creature”, uomini e donne in cammino “verso la medesima meta celeste”, uniti in un vincolo di reale fratellanza “in quanto figli e figlie dello stesso cielo”. Lo ha detto Papa Francesco, iniziando il suo atteso intervento al VII Congresso dei Capi delle religioni mondiali e tradizionali, iniziato dopo una preghiera in silenzio nella mattinata di oggi, mercoledì 14 settembre a Nur-Sultan, capitale del Kazakhstan.
Seduto accanto a ottantuno rappresentanti di diverse fedi provenienti da cinquanta paesi radunati attorno al tavolo della grande sala circolare nel Palazzo dell’indipendenza, il Papa ha indicato il riconoscimento della creaturalità, tratto focale dell’autentico senso religioso, come sorgente del contributo prezioso e unico che le diverse comunità di credenti possono offrire insieme a beneficio dell’intera famiglia umana.
Riconoscere e abbracciare la propria condizione di creature vulnerabili – ha detto il Papa - instaura “una reale fraternità” tra le diverse comunità di fede. Una fraternità che l’incontro di Nur-Sultan vuole attestare, “in una terra percorsa nei secoli da grandi carovane: in questi luoghi, anche attraverso l’antica via della seta” ha rimarcato il Papa “si sono intrecciate tante storie, idee, fedi e speranze”. Il lungo intervento del Pontefice è stato disseminato di suggestive citazioni di Abai (1845-1904), il più celebre poeta cazako, che nei suoi scritti esprime una “saggezza armoniosa, che desidera la pace e la ricerca interrogandosi con umiltà”. Testimone, come il “pastore errante dell’Asia” della poesia di Giacomo Leopardi (citato anche lui da Papa Francesco – della “sete di infinito che abita il cuore di ogni uomo”. Una sete da cui si sprigionano interrogativi che spazzano via visioni anguste e calcoli gretti, e aiutano a ricordare – ha aggiunto il Papa “che noi esseri umani non esistiamo per soddisfare interessi terreni e per tessere relazioni di sola natura economica, quanto per camminare insieme, come viandanti con lo sguardo rivolto al Cielo”.
Dai credenti e soprattutto dai Capi delle comunità di fede – ha proseguito il Papa - il mondo attende “l’esempio di anime deste e di menti limpide, attende religiosità autentica”. Per questo – ha rimarcato il Pontefice – è venuta l’ora di di destarsi da quel fondamentalismo che inquina e corrode ogni credo”. E è anche tempo di “lasciare solo ai libri di storia i discorsi che per troppo tempo, qui e altrove, hanno inculcato sospetto e disprezzo nei riguardi della religione, quasi fosse un fattore di destabilizzazione della società moderna”.
Il Papa, facendo riferimento alla storia del Kazachistan negli anni dell’Unione Sovietica, ha fatto riferimento all’eredità dell’ateismo di Stato, per ribadire che “le religioni non sono problemi, ma parte della soluzione per una convivenza più armoniosa”. Proprio la ricerca della trascendenza e il sacro valore della fraternità possono “illuminare le scelte da prendere nel contesto delle crisi geopolitiche, sociali, economiche, ecologiche ma, alla radice, spirituali che attraversano molte istituzioni odierne, anche le democrazie, mettendo a repentaglio la sicurezza e la concordia tra i popoli”.
Il Pontefice ha indicato la libertà religiosa come “condizione essenziale” per uno sviluppo davvero umano e integrale. “Siamo creature libere. Il nostro Creatore si è ‘fatto da parte per noi’, ha, per così dire, ‘limitato’ la sua libertà assoluta per fare anche di noi delle creature libere. Come possiamo allora – ha chiesto il Papa - costringere dei fratelli in nome suo?” Come insegnava il Poeta Abai, citato da Papa Francesco, “Mentre crediamo e adoriamo non dobbiamo dire che possiamo costringere gli altri a credere e adorare”. Il Papa ha richiamato anche “il diritto di ogni persona rendere pubblica testimonianza al proprio credo: proporlo senza mai imporlo” perché l’annuncio è per natura “differente dal proselitismo e dall’indottrinamento”. Mentre “relegare alla sfera del privato il credo più importante della vita priverebbe la società di una ricchezza immensa”. Al contrario, “favorire contesti dove si respira una rispettosa convivenza delle diversità religiose, etniche e culturali è il modo migliore per valorizzare i tratti specifici di ciascuno, di unire gli esseri umani senza uniformarli”.
Nel tempo presente – ha proseguito il Vescovo di Roma nella seconda parte del suo discorso – le comunità di credenti e i lodo capi sono chiamati a affrontare 4 sfide globali: gli effetti della pandemia da Covid-19, che “ci ha messo tutti sullo stesso piano”, mostrando che nessuno è pienamente autonomo e autosufficiente: Il compito dei credenti – ha rimarcato il Papa – è anche “aiutare i fratelli e le sorelle della nostra epoca a non dimenticare la vulnerabilità che ci caratterizza: a non cadere in false presunzioni di onnipotenza suscitate da progressi tecnici ed economici, che da soli non bastano”. Di fronte ai conflitti e alle guerre che dilaniano il mondo- ha proseguito il Pontefice – i credenti e i Capi religiosi sono anche chiamati a affrontare la sfida globale di ripetere al mondo che “Dio è pace e conduce sempre alla pace, mai alla guerra”. non permettendo mai più che “l’Onnipotente diventi ostaggio della volontà di potenza umana”. Il Papa ha invitato tutti a liberarsi “dalla presunzione di sentirci giusti e di non avere nulla da imparare dagli altri”, e da tutte le concezioni riduttive e rovinose che offendono il nome di Dio attraverso rigidità, estremismi e fondamentalismi, e lo profanano”. Il sacro – ha rimarcato il Pontefice – “non sia puntello del potere e il potere non si puntelli di sacralità!”. I conflitti vanno risolti “non con le inconcludenti ragioni della forza, con le armi e le minacce, ma con gli unici mezzi benedetti dal Cielo e degni dell’uomo: l’incontro, il dialogo, le trattative pazienti, che si portano avanti pensando in particolare ai bambini e alle giovani generazioni”.
Il senso di essere creature accomunate dal vincolo di fratellanza – ha aggiunto il Pontefice nella parte conclusiva del suo intervento - deve guidare le comunità di fede a affrontare insieme anche le sfide globali dell’accoglienza e della salvaguardia del Creato, casa comune. Un impegno di cui farsi carico senza inseguire false e banali scorciatoie “sincretiste”. “Non cerchiamo – ha concluso Papa Francesco “finti sincretismi concilianti, ma custodiamo le nostre identità aperti al coraggio dell’alterità, all’incontro fraterno. Solo così, nei tempi bui che viviamo, potremo irradiare la luce del nostro Creatore”.
(GV) (Agenzia Fides 14/9/2022)


Condividi:
papa francesco


dialogo


pace


libertà religiosa


fondamentalismo religioso


pandemia


salvaguardia del creato