Città del Vaticano (Agenzia Fides) - “La Chiesa che, sull'esempio di Cristo, ha sempre avvertito nel corso dei secoli il dovere del servizio ai malati e ai sofferenti come parte integrante della sua missione, è consapevole che nell'accoglienza amorosa e generosa di ogni vita umana, soprattutto se debole e malata, vive oggi un momento fondamentale della sua missione”. Così scriveva il Santo Padre Giovanni Paolo II il 13 maggio 1992, in una lettera al Cardinale Fiorenzo Angelini, allora Presidente del Pontificio Consiglio della Pastorale per gli Operatori Sanitari, con cui istituiva una Giornata Mondiale interamente dedicata ai malati di tutto il mondo, da celebrarsi l'11 febbraio di ogni anno, memoria liturgica della Beata Maria Vergine di Lourdes.
Secondo l’ultimo “Annuario Statistico della Chiesa”, nel mondo sono decine di migliaia i centri di assistenza sanitaria, dai piccoli ambulatori nei luoghi più sperduti ai grandi ospedali, gestiti dalla Chiesa cattolica nei cinque continenti. Tra questi 5.245 ospedali con le presenze maggiori in Africa (1.418), in America (1.362) e in Asia (1.180); 14.963 ambulatori/dispensari, per la maggior parte in Africa (5.307), America (4.043) e Asia (2.775); 532 lebbrosari, principalmente in Asia (269) ed Africa (201); 15.429 case per anziani, malati cronici ed handicappati, in Europa (8.031), in America (3.642), in Asia (2.674), in Africa (659) e in Oceania (423).
Nei Paesi detti “di missione”, dove la maggior parte delle volte le condizioni di vita sono difficili, se non drammatiche sotto tutti gli aspetti, l’opera silenziosa della Chiesa e dei suoi missionari nel mondo della sanità contribuisce a portare una nota di speranza in un mare di sofferenza. Molto spesso dove c’è una missione esiste anche un punto di assistenza sanitaria, a volte l’unico in un raggio di centinaia, se non migliaia di chilometri. Dispensari, ambulatori e veri e propri ospedali sono nati e continuano a operare nei posti più sperduti del mondo grazie al lavoro instancabile di missionari e volontari animati dallo spirito evangelico che si mettono al servizio dei fratelli più svantaggiati e dimenticati. A tante persone, popolazioni intere, ancora oggi viene negato il diritto alla salute, un diritto fondamentale riconosciuto dalla Costituzione di molti paesi e dai diversi trattati internazionali che sanciscono i diritti dell’uomo.
“Tanti missionari hanno accompagnato l’annuncio del Vangelo con la costruzione di ospedali, dispensari e luoghi di cura – scrive Papa Francesco nel suo messaggio per la Giornata del Malato di quest’anno -. Sono opere preziose mediante le quali la carità cristiana ha preso forma e l’amore di Cristo, testimoniato dai suoi discepoli, è diventato più credibile. Penso soprattutto alle popolazioni delle zone più povere del pianeta, dove a volte occorre percorrere lunghe distanze per trovare centri di cura che, seppur con risorse limitate, offrono quanto è disponibile. La strada è ancora lunga e in alcuni Paesi ricevere cure adeguate rimane un lusso”.
Non sono pochi gli esempi di scuole di formazione professionale sanitaria, nati accanto agli ospedali fondati dai missionari, per preparare i giovani locali ad inserirsi in questo campo decisivo per la promozione umana. Una testimonianza eloquente è quella di Suor Leonella Sgorbati, Missionaria della Consolata italiana (1940-2006) che dopo aver frequentato la scuola per infermiera in Inghilterra, venne inviata in Kenya, dove prestò servizio negli ospedali della Consolata di Mathari, di Nyeri e di Nazareth, alla periferia di Nairobi. Divenne poi l’insegnante principale nella Scuola per infermiere presso l’ospedale Meru di Nkubu. Trascorse poi diversi mesi a Mogadiscio per verificare la possibilità di creare una scuola infermieristica nell'ospedale locale gestito da una Ong. Il 18 aprile 2002 iniziarono i primi corsi della scuola professionale e i primi allievi si diplomarono nel 2006. Venne uccisa il 17 settembre 2006 a Mogadiscio (Somalia), colpita a morte da alcuni sicari mentre si recava all’ospedale in cui lavorava. E’ stata beatificata il 26 maggio 2018 (vedi Fides 18/9/2006; 20/9/2006; 25/9/2006; 27/9/2006; 10/11/2017; 22/05/2018).
Tra i principali Ordini religiosi che nella loro storia missionaria hanno operato o continuano ad operare nel campo sanitario, citiamo i Camilliani e le Camilliane, l’Ordine Ospedaliero San Giovanni di Dio (Fatebenefratelli), i Missionari Saveriani e le Missionarie di Maria (Saveriane),
Missionari e Missionarie della Consolata, Missionari e Missionarie Comboniani, Figlie del Divino Zelo, Rogazionisti… e l’elenco potrebbe continuare a lungo.
Di fronte a epidemie particolarmente violente sono tanti i missionari che non hanno esitato a rimanere al loro posto, nonostante le richieste dei loro superiori, pur di non lasciare senza assistenza sanitaria i malati. Sei religiose della Congregazione delle “Suore delle Poverelle”, Istituto Palazzolo, sono morte nella Repubblica Democratica del Congo (allora Zaire) nel 1995, in seguito all’epidemia del virus Ebola che le contagiò una dopo l’altra mentre assistevano i malati: tutte chiesero di riservare il plasma per le trasfusioni ai bambini, che ne avevano più bisogno.(vedi Fides 22/02/2021; 19/03/2021).
Anche la pandemia di Covid 19 che sta sconvolgendo il mondo, ha comportato un alto numero di vittime nella Chiesa. Vescovi, sacerdoti e suore sono morti contagiati dal virus, preferendo non chiudersi al sicuro nelle loro case, ma continuando l’opera di evangelizzazione quanto mai necessaria in questo contesto di profonda crisi materiale e spirituale. Sette religiose della Congregazione delle Hermanitas de los Ancianos Desamparados (Piccole Suore degli Anziani Abbandonati, HAD), sono morte in diverse comunità della Bolivia a causa del Covid-19, contratto nell'esercizio del loro lavoro missionario. Prendendosi cura degli anziani hanno offerto la loro vita pur di non abbandonare la missione di vicinanza a quanti la società considera “scarti”, secondo il termine usato spesso da Papa Francesco (vedi Fides 1/10/2021; 23/10/2021).
(SL) (Agenzia Fides 10/02/2022)