Bishkek (Agenzia Fides) - “Con l’inizio del tempo di Pasqua, che va dallo scorso 4 aprile fino al giorno di Pentecoste, la nostra vita si trova a passare tra questi due momenti: il primo è la vittoria di Cristo sulla morte per mezzo della croce; il secondo è la Risurrezione, cioè il momento della scomparsa finale di tutto ciò che causa sofferenza a chi sceglie di vivere nell’amore di Dio. Noi abbiamo la certezza che Cristo abbia cambiato tutto per sempre, permettendoci anche di continuare a vivere in questo ‘dramma’ di inevitabili vicende quotidiane che è la vita umana, in un mondo che non ha ancora pienamente accettato la Sua salvezza”. E’ il messaggio inviato all’Agenzia Fides dal Gesuita p. Anthony Corcoran, Amministratore apostolico del Kirghizistan. Ampia e viva è stata la partecipazione della comunità cattolica del Kirghizistan alla Settimana Santa, nonostante il faticoso tempo della pandemia. Racconta p. Corcoran: “Nei giorni del Triduo pasquale, la Chiesa di San Michele Arcangelo era piena di fedeli: erano presenti sia parrocchiani della comunità locale, sia fedeli provenienti da varie parti del mondo. Questo non ha fatto altro che confermare la natura ecumenica e l'unità della Chiesa cattolica. Durante la Veglia pasquale, inoltre, una ragazza di 18 anni ha ricevuto il sacramento del Battesimo. Siamo lieti di averla accolta nella nostra comunità di fedeli. E’ un grande e prezioso segno di speranza per tutti noi”.
La Chiesa kirghisa è costituita da una piccola comunità distribuita in tre parrocchie nelle città di Bishkek, Jalal-Abad e Talas, ma molti piccoli gruppi di fedeli sono presenti nelle zone rurali del paese. Nel suo messaggio in preparazione al tempo quaresimale, il Gesuita aveva invitato i fedeli non sentirsi a una minoranza e a testimoniare quotidianamente il messaggio del Vangelo: “Ci rendiamo conto che anche se la fede cattolica è la più grande religione al mondo per numero, la Chiesa locale qui in Kirghizistan è una comunità molto piccola. Tuttavia, come ci assicura Papa Francesco, Dio ama i piccoli e le piccole cose. Il nostro compito, come cattolici, è vivere la nostra fede come testimonianza della Luce e della Vita che è Cristo nella nostra generazione, nel nostro tempo e nel luogo in cui ci troviamo, il nostro 'hic et nunc'. Il tempo che abbiamo in questa vita è limitato; pertanto, continuiamo a cercare il modo migliore per testimoniare la vita che solo Cristo porta alle nostre famiglie, al nostro paese e al nostro mondo”. Attualmente, i fedeli kirghisi possono contare sull’assistenza spirituale di sette sacerdoti, un religioso e cinque suore francescane.
(LF-PA) (Agenzia Fides 14/4/2021)