AFRICA/SUDAN - La crisi economica e sociale alimenta malcontento e povertà

mercoledì, 7 aprile 2021 politica   società civile   società   povertà  

Khartoum (Agenzia Fides) - Il Sudan sta vivendo una delicata situazione di transizione. La situazione economica è molto difficile: i sussidi su benzina e farina sono stati tagliati, i prezzi salgono e la lira sudanese perde continuamente valore. La gente fa fatica a tirare avanti. Anche sotto il profilo politico e internazionale gravano grandi incertezze. È questo il quadro tracciato da fonti missionarie interpellate dall'Agenzia Fides a Khartoum. “In novembre un euro valeva 270 lire egiziane. Oggi ne vale 475 - osservano le fonti -. Questo ha portato a un'impennata dell'inflazione. Ciò, unito all'abolizione dei prezzi sussidiati di carburanti e pane, ha creato una miscela esplosiva. Nelle scorse settimane la gente è scesa per strada per manifestare contro il carovita. Manifestazioni che sono state duramente represse, ma la gente è sempre più povera”.
Dopo la caduta di Omar al-Bashir, i sudanesi speravano in una veloce ripresa dell’economia e in una maggiore stabilità. Ma ciò non è avvenuto. “Chi conosce la storia e il sistema economico sudanese - proseguono le fonti di Fides - sapeva che era impossibile una ripresa immediata. Anche perché il governo controlla solo il 12% delle risorse nazionali”.
Il resto è nelle mani delle forze armate. Il sistema economico sudanese è molto simile a quello egiziano. I militari sono proprietari di terreni agricoli, industrie, società di servizi ma i risultati di questa gestione non stanno portando verso una direzione di crescita. La profonda crisi economica si inserisce in un contesto politico nazionale e internazionale non semplice.
Dopo anni si sono registrati nuovi incidenti in Darfur. Gli scontri, che si sono riaccesi nel fine settimana di Pasqua, hanno provocato decine di morti e migliaia tra profughi e rifugiati in Stati confinanti. Ad affrontarsi membri di tribù di etnia africana con altri di etnia araba. Sullo sfondo la lotta tra allevatori nomadi e agricoltori per l'acqua e i pascoli. A questa crisi si aggiunge quella con l'Etiopia per antiche dispute di confine. “Nella disputa con l'Etiopia - osservano le fonti - si intrecciano interessi diversi. C'è sì una questione di confini, ma ci sono anche le diatribe legate al mancato accordo sulla Grande diga del millennio costruita dall'Etiopia sul Nilo Azzurro (anche gli ultimi colloqui che si sono tenuti nei giorni scorsi non hanno portato ad alcuna intesa, ndr), ci sono gli appetiti sulle risorse locali (nelle aree contese si trovano ingenti giacimenti di oro). Ci si chiede, poi, quale ruolo giochi l'Egitto. Il Cairo ha tutto l'interesse a mandare avanti Khartoum per destabilizzare l'Etiopia. Ma il Sudan quali vantaggi ne trae? Una guerra aperta non è ipotizzabile, ma una guerra a bassa intensità non è impossibile e, certamente, non è meno dannosa e pericolosa di un conflitto tradizionale”.
La situazione politica ed economica è delicata. C'è chi teme un possibile golpe. “La situazione potrebbe favorire l'ascesa di un uomo forte - concludono le fonti -. Alcuni leader politici hanno già fatto discorsi al limite della legalità costituzionale. Detto questo, la società civile, in particolare gli studenti e i rappresentanti delle professioni, hanno sviluppato una forte coscienza democratica. Non credo che accetterebbero di buon grado un colpo di Stato. I cittadini continuano a battersi per uno sviluppo armonico del Paese e per una politica che guardi al bene comune e non agli interessi particolari e personali dei singoli politici”.
(EC) (Agenzia Fides 7/4/2021)


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