AFRICA - Popolazioni di Zambia e Zimbabwe messe in ginocchio dalla carestia

martedì, 4 febbraio 2020 carestia   sicurezza alimentare   sviluppo   agricoltori   povertà   caritas  

Lusaka (Agenzia Fides) - Lo spettro della carestia si affaccia su Zambia e Zimbabwe. Nei mesi scorsi, una lunga stagione di siccità, con temperature costantemente sopra i 40 gradi, ha distrutto gran parte dei raccolti e in nelle ultime settimane i due Paesi stanno vivendo una grave carenza alimentare. Secondo il Programma alimentare mondiale (World Food Programme, Wfp), in Zimbabwe più di otto milioni di persone (su una popolazione di 12 milioni di abitanti) e in Zambia 2,3 milioni di persone (su 11 milioni) vivono attualmente in condizioni di grave insicurezza alimentare. Le conseguenze possono essere realmente tragiche.
"In Zambia, la siccità ha colpito duro e la gente soffre. Gli stessi capi tradizionali confermano che si sta vivendo un momento particolarmente difficile" spiegano in una nota inviata all'Agenzia Fides Albert Mulanda di Caritas Mongu e Manuel Castelletti dell’Ong Celim. "Nel 2019, la regione ha conosciuto una prolungata assenza di piogge che ha causato una forte siccità. La Western Province, la regione in cui operiamo ha sofferto in modo particolare".
Quanto sia drammatica la situazione lo si può ben comprendere dall’annullamento di un evento simbolico: il "Kuomboka", il tradizionale viaggio del re dell’etnia Lozi che, su speciali imbarcazioni, si sposta nella savana inondata per trasferirsi dalla residenza della stagione secca a quella della stagione delle piogge. "In passato era già avvenuto che la cerimonia, molto sentita, fosse annullata - si osserva - quest’anno però era desolante vedere la savana secca, le piante gialle, l’aridità che avvolgeva tutto".
La popolazione Lozi ha subito pesantemente il calo di produzione di riso e mais. «La mancanza di acqua - continuano - ha penalizzato le colture di riso. Solo chi ha piantato varietà che crescono anche senz’acqua ha avuto un raccolto decente. Chi ha piantato la varietà tradizionale ha avuto rendimenti molto bassi". Ciò ha inciso sulle entrate delle persone perché il riso tradizionalmente viene venduto per ottenere un surplus di entrate che quest’anno non ci sarà.
Ancor peggio è andata per il mais. "La carenza di piogge, soprattutto nel momento della crescita del mais – ricordano i due leader - ha fatto crollare la produzione. I prezzi di un sacco di farina di mais è raddoppiato. Il dramma è che questa farina è la base dell’alimentazione locale e la carenza mette in crisi tutto il sistema nutrizionale. Molti contadini si recavano in città a vendere la carbonella (ottenuta tagliando, spesso illegalmente, le piante) per poter acquistare farina". Il governo ha iniziato a vendere sacchi di farina a prezzi calmierati e la gente si è ammassata nei luoghi di distribuzione.
Ancora più delicata la situazione in Zimbabwe. "La stagione delle piogge - spiega a Fides il Gesuita p. Bian MacGarry - sarebbe dovuta iniziare a ottobre, ma quasi ovunque le prime precipitazioni sono arrivate i primi giorni di gennaio. In molte province la pioggia è stata comunque insufficiente. Il dramma è che i meteorologi prevedono che febbraio, solitamente il mese più piovoso, sarà asciutto".
In questa situazione si è insinuata la corruzione e il malaffare. "La distribuzione di semi e fertilizzanti è stata portata avanti dalle forze armate in modo corrotto per anni - conclude padre Brian - con un risultato è tragico: molte popolazioni rurali non hanno abbastanza cibo per arrivare fino al prossimo raccolto in aprile e hanno bisogno di donazioni di cibo. Se il raccolto sarà scarso avremo ulteriori problemi. Nei prossimi mesi, il regime militare potrebbe dover affrontare la rivolta più violenta degli ultimi 40 anni e, se questo avverrà, è a rischio l’intero apparato statale, con serie conseguenze di instabilità sociale e politica". (EC) (Agenzia Fides 4/2/2020)


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