AFRICA/CONGO RD - Le confessioni religiose indirizzano la protesta popolare

sabato, 27 gennaio 2018 politica   violenza   società civile   laici  

Kinshasa (Agenzia Fides)- “Dopo la fase di proteste promosse dai partiti dell’opposizione e dei movimenti civici, sembra che stia iniziando una nuova fase, quella della Chiesa cattolica e delle confessioni religiose” afferma una nota inviata all’Agenzia Fides dalla Rete Pace per il Congo sulle manifestazioni represse nel sangue, promosse dal Comitato Laico di Coordinamento (CLC).
“Se la prima fase, quella dell’opposizione e dei movimenti civici, non ha portato ai risultati sperati, la seconda, quella della Chiesa cattolica e delle confessioni religiose iniziata sotto l’impulso del CLC non può affatto deludere le aspettative del popolo e deve assolutamente raggiungere gli obiettivi scelti” afferma la nota.
Da parte sua, il Governo dovrebbe comprendere che le manifestazioni indette dal CLC non sono dei tentativi di insurrezione popolare, né degli atti anarchici di destabilizzazione delle Istituzioni dello Stato. Sono semplicemente delle manifestazioni pacifiche e legittime per rivendicare il rigoroso rispetto della Costituzione e degli impegni presi dalle varie parti firmatarie dell’Accordo politico del 31 dicembre 2016. Compito del Governo e delle autorità amministrative locali è quello di prenderne atto e di assicurarne le condizioni di sicurezza, concordando con i promotori le modalità (data, orario, luogo , itinerario, …).
D’altra parte, riconoscendo di non essere riuscita a raggiungere, almeno finora, gli obiettivi che si era prefissata, l’opposizione politica dovrebbe avere l’onestà di fare un passo indietro, lasciando che le confessioni religiose tentino, in tutta autonomia, una nuova strada, senza essere strumentalizzate a scopi politici di parte. È purtroppo facile prevedere che, finché i leader dell’opposizione e dei movimenti civici continueranno ad appoggiare pubblicamente le manifestazioni indette dal CLC e a parteciparvi personalmente, il regime continuerà a reprimerle, pur essendo legittime e pacifiche.
In seguito alle ingiuste e diffamanti critiche infondate di alcuni esponenti del regime nei confronti del Cardinale di Kinshasa (vedi Fides 13/1/2018), si rende necessaria una riflessione sul rapporto fede – politica, qui brevemente accennata. Se è vero che, per un cristiano, l’impegno politico è un’esigenza della sua fede, è altrettanto vero che, in una società laica, multi culturale e multi religiosa, occorre riconoscere la diversità, la complementarità e l’autonomia dei due campi: quello religioso e quello politico, evitando ogni forma di indebite ingerenze o di nocive interferenze. Detto questo, il cristiano laico, come cittadino, non solo ha il diritto, ma anche il dovere, in nome dei valori religiosi in cui crede, di impegnarsi concretamente nel campo politico. Missione della gerarchia religiosa è quella di accompagnare i credenti nel loro cammino di formazione personale e comunitaria alla luce della Parola di Dio, una Parola portatrice di giustizia, di libertà e di rispetto della dignità di ogni persona, soprattutto del povero e del debole. Spetta poi ai laici assumersi le proprie responsabilità nei diversi aspetti della vita: politico, sociale, economico, culturale, … prendendo le adeguate decisioni e intraprendendo le azioni ritenute più efficaci.
“Dopo il sermone pronunciato dal pastore protestante il 16 gennaio (vedi Fides 17/1/2018) in occasione dell’anniversario dell’assassinio di M’zee Laurent Kabila e le dichiarazioni fatte il 19 gennaio dal rappresentante legale della Comunità islamica, la Chiesa cattolica dovrebbe intensificare i contatti e la collaborazione con le altre confessioni religiose, soprattutto con quelle più aperte e disponibili ad impegnarsi concretamente nella difesa dei diritti umani, della giustizia, della libertà, della pace e della democrazia” conclude la nota. (L.M.) (Agenzia Fides 27/1/2018)


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