AFRICA/REPUBBLICA CENTRAFRICANA - LA CHIESA CATTOLICA PRENDE ATTO DEL CAMBIAMENTO INTERVENUTO

lunedì, 7 aprile 2003

Bangui (Agenzia Fides)-“La Chiesa cattolica, pur condannando l’ultimo colpo di forza, prende atto del cambiamento intervenuto e continua ad affermare che solo un dialogo nazionale può far uscire il paese dal ciclo della violenza”. Così i Vescovi della Repubblica Centrafricana si rivolgono alla popolazione dopo che lo scorso 15 marzo, l’ex capo di stato maggiore dell’esercito François Bozizé ha preso il potere, rovesciando il Presidente Ange-Félix Patassé. In un documento intitolato “Messaggio dei Vescovi dopo gli avvenimenti del 15 marzo” la Chiesa centrafricana afferma di “non aver mai cessato di attirare l’attenzione delle autorità centrafricane sull’inquietante degrado delle condizioni di vita della popolazione centrafricana. L’Episcopato, fedele ai suoi principi, ha sempre raccomandato il dialogo sociale, cosciente che la violenza non può che generare violenza”.
“Oggi siamo costretti a constatare con amarezza” continuano i Vescovi “ che l’inspiegabile intransigenza del defunto regime e la sua mancanza di coraggio politico hanno fatto perdere la pazienza. Ecco perché malgrado il suo carattere anticostituzionale, quest’ultimo colpo di stato ha trovato un eco favorevole nella popolazione spossata da una gestione caotica della cosa pubblica”.
I Vescovi affermano però di “condannare le violenze che hanno accompagnato e seguito la presa di potere attraverso la forza; esecuzioni sommarie, saccheggi, insicurezza generale che hanno dato al paese l’immagine di una vera giungla dove uomini armati possono permettersi di tutto nei confronti della popolazione civile”. Per questo i Vescovi lanciano un appello “ai nuovi dirigenti per riorganizzare rapidamente l’esercito nazionale e le forze di sicurezza al fine di garantire l’indipendenza e l’unità nazionale”.
Per capire la situazione nel paese l’Agenzia Fides ha contattato i missionari Cappuccini nel nord della Repubblica Centrafricana. “Dopo le violenze delle settimane scorse”, dicono i Padri Cappuccini “stiamo andando lentamente verso la normalità. Per la prima volta da diversi mesi siamo riusciti a raggiungere le missioni nel nord del paese. La situazione si sta stabilizzando, tranne che nella cittadina di Bokaranga, dove la popolazione è ancora in gran parte rifugiata nella boscaglia ed è taglieggiata da banditi. Non c’è polizia e quindi vi sono ancora diversi episodi di saccheggio. Anche l’ospedale non è stato risparmiato, è stato portato via di tutto dalle medicine ai letti, gli archivi gettati a terra: è uno spettacolo desolante. I medici sono fuggiti e sono rimasti solo due infermieri.
La missione dei Cappuccini è stata completamente svaligiata: dalla scuola di falegnameria è stato portato via di tutto, dagli utensili al legname, ai mobili fabbricati dai ragazzi. Siamo certi che tutto questo materiale sia finito in Ciad”. (L.M.) (Agenzia Fides 7/4/2003 righe 36, parole 434)


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