AFRICA/EGITTO - I giorni della rivoluzione egiziana nella testimonianza di un missionario

giovedì, 17 febbraio 2011

Il Cairo (Agenzia Fides) - P. Renzo Mandirola, missionario della SMA (Società delle Missioni Africane) ha inviato all’Agenzia Fides una testimonianza sui recenti eventi in Egitto, dove si è trattenuto dal 24 gennaio al 12 febbraio. “Sono giunto in Egitto per predicare un corso di esercizi spirituali alle suore egiziane di Nostra Signora degli Apostoli (NSA), il ramo femminile del mio Istituto. Dovevano aver luogo nel quartiere di Maadi. Davanti al loro cancello si trova il seminario patriarcale copto-cattolico dove seguono i corsi anche le postulanti delle suore.
L’altro quartiere, ben diverso dal primo, è Shoubra che, nonostante il significato del suo nome di ‘piccolo villaggio’, ha circa 4 milioni di abitanti. Lì, oltre alla casa provinciale delle suore NSA, c’è la parrocchia cattolica latina di Saint Marc retta dai padri della SMA che sono presenti in Egitto dal 1877. Lì abitano anche quattro seminaristi che imparano l’arabo e la cultura islamica” racconta p. Mandirola.
Dopo aver descritto lo scoppio dei primi moti, il missionario osserva: “non è certo la polizia che manca in Egitto, eppure ad un certo momento è sparita. I quartieri non erano più protetti, molti malfattori liberati. I negozi e le banche hanno cominciato ad essere saccheggiati, anche il museo egizio, con la complicità di alcuni poliziotti, ne ha fatto le spese. La gente diceva che era tutto deliberato: provocare il caos per seminare paura e poi rivendicare il diritto di rimettere l’ordine. Le cariche della polizia, che hanno ucciso alcuni e malmenato altri, l’arresto del ministro dell’interno accusato tra l’altro di aver orchestrato l’attentato alla chiesa copta di santa Caterina ad Alessandria, tutto ciò ha fatto perdere molta credibilità a questo corpo dello Stato. L’esercito, invece, che può contare su un milione di soldati, si è distinto per non essersi schierato fin dall’inizio contro il popolo: ‘non spareremo sui dimostranti’, hanno subito detto. Certo faceva impressione attraversare il Cairo domenica 5 febbraio e vedere in certe arterie della città un carro armato ogni dieci metri”.
P. Mandirola sottolinea la risposta civile della popolazione a questa situazione: “A Shoubra, come nel resto del Cairo, è stato bello vedere i giovani che al calare della notte prendevano in mano la situazione per proteggere i loro quartieri. E così anche davanti alla nostra parrocchia si accendevano i fuochi presso i quali si riscaldavano e montavano la guardia fino alla mattina”.
Il missionario ricorda che “tutti coloro che erano sulla piazza Tahrir hanno sempre detto che ciò che li univa non era la fede religiosa o politica, ma la volontà di creare uno Stato con una Costituzione laica in grado di assicurare ad ogni uomo e donna la stessa dignità e gli stessi diritti-doveri e ad ognuno la possibilità di professare liberamente la propria fede”.
“In questo contesto anche i cristiani dovrebbero avere la possibilità di sedersi al tavolo dove verrà riformulata la Costituzione e dovrebbero poter dire la loro, non per chiedere privilegi, ma per rivendicare come tutti gli altri la possibilità di avere un lavoro, anche se cristiani, e di sentirsi finalmente a casa in un Paese dove il cristianesimo è sempre stato di casa, fin dai suoi inizi” conclude p. Mandirola. (L.M.) (Agenzia Fides 17/2/2011)


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