AFRICA/SUDAN - Oltre 100 morti nell’assalto al villaggio di Duk Padiet nel sud Sudan, dove si sospetta l’esistenza di un tentativo di destabilizzazione del referendum sull’indipendenza

martedì, 22 settembre 2009

Khartoum (Agenzia Fides)-Sono un centinaio le vittime dell’attacco condotto da un centinaio di guerriglieri della popolazione Lou Nuer contro il villaggio di Duk Padiet, abitato dalla popolazione Dinka, nel sud Sudan, domenica 20 settembre. Tra le vittime 51 sono civili, 22 sono militari che erano stati incaricati di proteggere la popolazione e 23 sono guerriglieri.
Da alcuni mesi le due popolazioni si affrontano in scontri sempre più violenti, la cui motivazione iniziale, la spartizione dei pascoli e del bestiame, è stata superata da pressioni di carattere politico. Diversi osservatori locali infatti affermano che sia il governo centrale di Khartoum ad alimentare gli scontri “etnici” e “tribali”, per destabilizzare il sud Sudan in previsione del referendum 2010, nel quale la popolazione locale sarà chiamata a decidere se il sud Sudan diventerà uno Stato indipendente, oppure rimarrà una regione autonoma all’interno del Sudan.
Il referendum è previsto dagli accordi di pace di Nairobi, firmati nella capitale keniana nel 2005, dal governo di Khartoum e dal Movimento/Esercito di Liberazione del Popolo Sudanese (SPLM/A), il gruppo di guerriglia che per decenni si è battuto per affermare i diritti del sud Sudan. In base agli accordi alcuni rappresentati dell’SPLM siedono nel governo di Khartoum, mentre il Sudan meridionale è amministrato da un governo autonomo (formato dall’SPLM), che deve preparare le elezioni e il referendum del prossimo anno.
L’eventualità di una secessione del sud Sudan, dove è collocata la maggior parte delle riserve petrolifere sudanesi, non è ben vista a Khartoum, mentre nelle regioni meridionali cresce il consenso per l’indipendenza. I recenti attacchi ai villaggi nell’ambito della disputa tra le popolazioni Lou Neur e Dinka sono considerati un modo per seminare il terrore nel sud Sudan all’avvicinarsi della scadenza referendaria. Commentando l’assalto a Duk Padiet, il Ministro dell’Interno del sud Sudan, Gier Chuang Aluong, ha detto: “Non sembra trattarsi di una razzia di bestiame. Perché nella cittadina il bestiame non c’era. Siamo convinti che l’assalto sia motivato o incoraggiato da elementi che non possiamo individuare”. Il Governatore dello Stato di Jonglei, dove si trova il villaggio assalito, ha sottolineato che sebbene gli assalitori possano essere definiti come dei civili, avevano una formazione militare, indossavano uniformi militari ed erano armati con fucili d’assalto G3 nuovi”. I fucili G3 (di modello tedesco) sono prodotti dall’industria bellica sudanese (con il nome di Dinar), che negli ultimi anni è diventata una delle più importanti dell’Africa sub-sahariana.
Negli ultimi mesi, oltre che nello Stato di Jonglei, anche in altri Stati sud-sudanesi vi sono state violenze, come ad esempio nello stato dell’Equatoria occidentale (vedi Fides 7/9/2009), dove sono i ribelli ugandesi dell’Esercito di Resistenza del Signore (LRA, un gruppo per anni aiutato da Khartoum) a minacciare la popolazione civile. Il governo sud-sudanese sta importando armi pesanti e ha invitato istruttori militari stranieri per migliorare l’addestramento delle proprie truppe. La scadenza del 2010 potrebbe segnare l’inizio di un nuovo conflitto, se non si interviene in tempo per disinnescare le tensioni nell’area. (L.M.) (Agenzia Fides 22/9/2009)


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