AFRICA/SUDAN - Preoccupata per la situazione nel sud Sudan la comunità internazionale si riunisce a Washington per salvare gli accordi di pace del 2005

mercoledì, 24 giugno 2009

Khartoum (Agenzia Fides)- I rappresentanti di 32 Paesi e di diverse organizzazioni internazionali si sono riuniti ieri, 23 giugno, a Washington per salvare l’accordo di pace in sud Sudan. L’intesa firmata nel 2005 (nota come Comprehensive Peace Agreement), ha posto fine a 20 anni di guerra civile tra il governo di Khartoum e i ribelli del Movimento per la Liberazione del Popolo Sudanese (SPLM), che operavano nelle regioni meridionali del Paese. L’accordo ha dato vita a un governo autonomo del sud Sudan, guidato dal SPLM, e prevede un referendum, da tenersi nel 2011, con il quale le popolazioni delle aree meridionali sono chiamate a decidere se rimanere nell’ambito di un Sudan unitario (ma con una forte autonomia) oppure dare vita ad uno Stato indipendente.
Nonostante l’accordo (che prevede pure la partecipazione di rappresentanti dell’SPLM al governo centrale di Khartoum), permangono paure e diffidenze tra le due parti, anche perché le intese del 2005 hanno lasciato alcune delicate questioni irrisolte, come l’attribuzione (al nord o al sud) di alcune zone di confine, ricche di petrolio. Si assiste quindi a un riarmo sia dell’esercito di Khartoum sia di quello del sud Sudan. Ma sono le tensioni all’interno dello stesso sud Sudan, di recente esplose in gravi atti di violenza, che hanno spinto l’Amministrazione statunitense a promuovere l’incontro di Washington.
Il sud Sudan è infatti un mosaico di tribù e di popolazioni che a volte entrano in contrasto per la suddivisione delle terre e per il controllo dell’acqua. Queste tensioni erano state sfruttate durante il conflitto dal governo di Khartoum, che aveva finanziato alcune milizie “sudiste” che si contrapponevano all’SPLM. Negli ultimi mesi sono esplose nuove violenze. L’episodio più grave risale al 12 giugno, quando nei pressi di Nasir, nello Stato dell’Alto Nilo, centinaia di uomini armati appartenenti alla popolazione Jikany Nuer attaccarono un convoglio di 31 imbarcazioni, comprese 27 che portavano aiuti alimentari del Programma Alimentare Mondiale (PAM) per 19mila sfollati di etnia Lou accolti in un campo nei pressi della città di Akobo. La milizia responsabile dell’attacco ha affermato che l’assalto si era reso necessario quando si sono unite al convoglio umanitario 3 imbarcazioni che si suppone trasportassero armi per una milizia rivale.
Questo episodio ha rinfocolato la paura che il governo centrale stia riarmando alcune milizie sudiste per indebolire il governo autonomo sud sudanese in previsione del referendum del 2011.
Un eventuale riesplosione della guerra nel sud Sudan aggraverebbe la situazione del Paese, che deve affrontare il conflitto nel Darfur, nell’ovest del Paese. La Corte Penale Internazionale ha spiccato un mandato di cattura nei confronti del Presidente sudanese, Omar El Bachir, con l’accusa di crimini di guerra nel Darfur. Questo atto ha reso però più difficile gli sforzi della diplomazia internazionale per trovare una soluzione al conflitto nel Darfur e per prevenire una nuova guerra nel sud Sudan. Il meeting di Washington è quindi un passo nelle direzione giusta. (L.M.) (Agenzia Fides 24/6/2009 righe 34 parole 486)


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