AFRICA/CONGO RD - “La violenza nel nord Kivu non è mai cessata” ammette il Rappresentante Speciale dell'ONU per il Congo

mercoledì, 13 maggio 2009

Kinshasa (Agenzia Fides)- Non c'è pace per il Nord Kivu, la regione nell'est della Repubblica Democratica del Congo dove operano diversi gruppi armati, alcuni dei quali stranieri. “La violenza non è mai cessata” ha ammesso Alan Doss, Rappresentante Speciale del Segretario Generale delle Nazioni Unite per il Congo, in un incontro con la stampa.
I maggiori responsabili delle violenze sono i miliziani delle Forze Democratiche di Liberazione del Rwanda (FDLR), una sigla che riunisce gli ex appartenenti alle milizie hutu rwandesi che dal 1994 hanno trovato rifugio nelle foreste del nord Kivu. La presenza di questo movimento è stata a lungo al centro di un aspro confronto tra i governi di Rwanda e RDC, fino al febbraio di quest'anno, quando gli eserciti dei due Paesi hanno sferrato un'offensiva congiunta contro i miliziani hutu (vedi Fides 27/4/2009). La reazione dell'FDRL è stata però spietata perché rivolta contro la popolazione innocente del nord Kivu. Negli ultimi giorni, in diverse località della provincia i miliziani dell'FDRL hanno incendiato più 250 abitazioni. Negli incendi sono morti 5 bambini mentre una donna è morta di infarto. Questo senza contare i morti, i feriti e gli sfollati causati dagli attacchi precedenti.
Ma la preoccupazione maggiore deriva dall'annuncio di alcuni gruppi armati di volersi ritirare dal programma Amani (“pace”), che prevede il disarmo e la reintegrazione dei combattenti dei diversi movimenti che operano nella provincia. L'annuncio è contenuto in una lettera inviata al coordinatore del programma, don Apollinaire Malu Malu. Nella missiva i firmatari lamentano il fatto che il governo non ha rispettato quanto aveva promesso. In particolare, la liberazione dei prigionieri, il pagamento delle spese di disarmo e l'inserimento degli ex guerriglieri nell'esercito regolare.
I firmatari della lettera hanno invitato i propri uomini a sospendere il programma di disarmo e di smobilitazione, e quelli che lo hanno già fatto a rientrare nei ranghi dei rispettivi movimenti.
A questo si aggiunge l'apparire di banditi di strada che agiscono soprattutto intorno alle città di Butembo e di Beni. Secondo la stampa congolese, questi uomini sono ben armati e parlano inglese, kiganda, kikonzo, kinyarwanda e lo Swahili dell'Africa dell'est. Non sarebbero quindi dei banditi locali, ma persone provenienti da zone limitrofe alla RDC. Secondo alcuni osservatori, lo scopo di questi uomini sarebbe di continuare la destabilizzazione del nord Kivu, sotto le mentite spoglie del banditismo, l'ultimo dei travestimenti di chi cerca da anni, seminando la morte e il caos, di mettere le mani sulle immense ricchezze del Nord Kivu (oro, diamanti, coltan, legname, ecc...). Il proliferare di tante sigle dietro alle quali si celano i vari gruppi armati avrebbe dunque il fine di creare l'impressione che questa provincia sia in preda a una violenza ancestrale e incomprensibile, creando una cortina fumogena per nascondere la vera posta in gioco. (L.M.) (Agenzia Fides 13/5/2009 righe 33 parole 474)


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