AFRICA/CONGO RD - Non c'è pace nel nord Kivu, dove i miliziani hutu compiono rappresaglie per l'operazione degli eserciti rwandese e congolese

lunedì, 27 aprile 2009

Kinshasa (Agenzia Fides)-Permane l'insicurezza nel nord Kivu (est della Repubblica Democratica del Congo) a causa degli attacchi condotti dalla milizia ribelle Hutu, le “Forze Democratiche per la Liberazione del Rwanda (FDLR). Secondo una nota inviata all'Agenzia Fides dall'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR), si stima che negli ultimi due mesi siano stati oltre 100mila i civili fuggiti da questi attacchi. Nel villaggio di Luofo, a circa 170 km da Goma, il capoluogo del Nord Kivu, le FDLR hanno rinnovato le minacce contro le comunità locali. Secondo le autorità governative locali, i ribelli delle FDLR stanno conducendo una campagna di terrore porta a porta, minacciando tutti quelli a cui fanno visita con un sinistro: “Morirete tutti”.
I ribelli delle FDLR hanno già attaccato Luofo e Kasiki il 17 e il 18 aprile, uccidendo molte persone, anche bambini, e dando alle fiamme più di 365 case. La popolazione di Luofo si rifiuta di lasciare il villaggio e ha chiesto protezione e assistenza umanitaria.
Si sono putroppo avverate le previsioni di chi temeva rappresaglie contro la popolazione locale da parte delle FDLR per l'operazione congiunta di febbraio condotta contro i ribelli hutu dall'esercito rwandese insieme a quello congolese (vedi Fides 26/2/2009). Questa operazione ha segnato il culmine della riconciliazione tra la RDC e il Rwanda, che ha permesso di arrivare ad un accordo tra le autorità di Kinshasa e i ribelli del Congresso Nazionale per la Difesa del Popolo (CNDP), il movimento filo-rwandese, nato in contrapposizione alle FDLR , che ha però dimostrato di avere mire più ampie. Il sospetto dei congolesi è che il Congresso Nazionale per la Difesa del Popolo, con la scusa di attaccare i ribelli hutu, volesse creare le condizioni per una secessione del nord Kivu (ricco di risorse minerarie e forestali) dal resto del Congo. L'accordo è stato firmato a Goma il 23 marzo dai rappresentanti del Governo congolese e del CNDP.
I missionari della “Rete Pace per il Congo” hanno inviato a Fides un'analisi sull'accordo, nella quale esprimono le loro perplessità su alcuni punti del testo.
In particolare, i missionari notano che nell'accordo si insiste molto sui concetti di riconciliazione, di pacificazione dei cuori e degli spiriti e di pacifica coabitazione intercomunitaria, ma non una sola parola è pronunciata né contro l'impunità per i crimini commessi, né sulle esigenze della giustizia. E tuttavia si sa che non ci può essere una riconciliazione vera senza uno sforzo per la verità e la giustizia. Vi poi è la tendenza ad iscriversi in una logica delle "realtà sociologiche", per non dire etniche o comunitarie, ed è nel contesto di questa logica che si arriva anche a proporre un modello di suddivisione del territorio nazionale. “Purtroppo, non si comprende ancora che è esattamente la logica delle "realtà sociologiche" che è all'origine di una certa xenofobia” sottolineano i missionari, che esprimono la loro preoccupazione per l'unità di "Polizia speciale", da creare nell’attesa di una Polizia di prossimità proveniente dal processo di integrazione del corpo di Polizia del CNDP in seno alla Polizia Nazionale. Questa “polizia speciale” - sottolineano i missionari- ricorda analoghe strutture che funzionavano al margine delle strutture classiche di Polizia e che hanno costituito degli "organi paralleli" ai servizi nazionali di ordine pubblico. “Tutti ne conoscono le conseguenze: arresti arbitrari e processi extra-giudiziari. Peggio ancora, nelle situazioni di guerra, queste strutture sono state i vivai delle milizie che hanno commesso le atrocità più estreme”. (L.M.) (Agenzia Fides 27/4/2009 righe 39 parole 483)


Condividi: