AFRICA - La trasparenza fiscale ed una giusta tassazione per trasformare la ricchezza mineraria dell'Africa in sviluppo

lunedì, 6 aprile 2009

Nairobi (Agenzia Fides)-"È sorprendente come nazioni potenzialmente molto ricche siano così dipendenti dagli aiuti dei Paesi occidentali e, più recentemente, di quelli asiatici” ha affermato Brian Kagaro, Policy Manager di ActionAid, l'associazione panafricana che ha presentato a Nairobi (Kenya) un rapporto sulle malversazioni del settore minerario africano, uno dei più ricchi del mondo. Il rapporto, intitolato “Rompere la maledizione: come la trasparenza fiscale ed una giusta tassazione può trasformare la ricchezza di minerali dell'Africa in sviluppo”, osserva che i Paesi africani dipendono in larga misura dagli aiuti dei donatori stranieri pur essendo ricchi di minerali e di altre risorse naturali.
Dallo studio sono emerse problematiche comuni nei sette Paesi (Ghana, Malawi, Repubblica Democratica del Congo, Sierra Leone, Tanzania, Zambia e Sudafrica) dove è stata condotta la ricerca, la quale ha dimostrato che i governi africani perdono milioni di dollari in entrate fiscali dal settore minerario.
Kagaro, nel presentare il rapporto ha sottolineato che l'Africa a causa della mancanza di capacità tecniche per estrarre i minerali, è stato costretta ad aprire il proprio mercato alle società minerarie internazionali.
Queste però utilizzano diverse strategie per pagare il meno possibile le tasse agli Stati titolari delle concessioni minerarie. “La minaccia di investire altrove se non si ottengono privilegi fiscali, la falsificazione dei bilanci e la riduzione dei margini di profitto per sottrarsi ai controlli fiscali sono alcune delle misure adottate da organizzazioni senza scrupoli per attuare frodi a danno dei governi locali” ricorda Kagaro.
Nel documento si afferma inoltre che diverse guerre africane (come nella Repubblica Democratica del Congo e in Sierra Leone) sono motivate in primo luogo dallo sfruttamento illegale delle ricchezze naturali della aree in conflitto.
La relazione critica anche il segreto che spesso circonda i contratti firmati dai governi locali con le imprese straniere che spesso nascondono clausole che favoriscono l'elusione e l'evasione fiscale. La relazione sottolinea inoltre che lo sfruttamento di minerali spesso porta al degrado ambientale e, in diversi casi, ad aggravare le crisi sociali in atto. Esiste inoltre una relazione diretta tra i prezzi delle materie prime e l'indebitamento dei Paesi africani. Infatti i Paesi africani hanno contratto il loro debito sulla base di previsioni di prezzi stabili o al rialzo delle materie prime (che sono la loro principale, se non unica voce di esportazione e di entrata di valuta forte), ma in seguito questi prezzi sono crollati. Di conseguenza gli Stati africani sono entrati in una spirale viziosa: non avendo soldi per rifondere il debito sono stati costretti a chiedere nuovi prestiti e dilazioni dei pagamenti in cambio di nuove concessioni minerarie, a ricorrere alla privatizzazione dei servizi essenziali e ai tagli ai bilanci statali.
Per risolvere questa situazione lo studio invoca una maggiore trasparenza da parte delle società minerarie e dei governi interessati, con la partecipazione delle associazioni dei cittadini al controllo del settore minerario.
Papa Benedetto XVI durante il suo recente viaggio in Africa ha esortato affinché “le nazioni africane siano viste non solo come destinatarie dei piani e delle soluzioni elaborate da altri. Gli stessi africani, lavorando insieme per il bene delle loro comunità, devono essere gli agenti primari del loro sviluppo”, anche grazie alla valorizzazione delle loro risorse. (L.M.) (Agenzia Fides 6/4/2009 righe 44 parole 534)


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