AFRICA/CAMERUN - I contadini locali sono la chiave di volta per affrontare la crisi alimentare mondiale: se ne discute in un convegno a Douala

giovedì, 8 maggio 2008

Douala (Agenzia Fides)- Per affrontare l'emergenza alimentare mondiale occorre sostenere gli agricoltori dei Paesi in via di sviluppo. É questo lo scopo della riunione di un gruppo di Paesi dell'area ACP (Africa, Caraibi e Pacifico, partner dell'Unione Europea), che si è aperta il 6 maggio a Douala, in Camerun. Vi partecipano da parte africana, oltre al Camerun, la Repubblica Centrafricana, la Repubblica Democratica del Congo, il Ciad, il Congo Brazzaville, il Gabon, la Guinea Equatoriale e Sao Tomé e Principe.
Nel corso dei lavori verranno esaminate le strategie per aumentare le entrate e migliorare le condizioni di vita dei produttori agricoli dei Paesi interessati. Il settore agricolo rappresenta per questi Stati la prima risorsa per garantire la sicurezza alimentare e la principale voce delle esportazioni. Infatti accanto ai prodotti agricoli di base, destinati a soddisfare le necessità delle proprie popolazioni, gli agricoltori locali coltivano beni destinati all'esportazione, come il cacao, il cotone e il caffè. Con la valuta forte così ottenuta, gli Stati che hanno un deficit alimentare possono acquistare sul mercato internazionale le derrate necessarie a compensare le carenze di cibo.
L'Unione Europea che ha accordi di collaborazione con 79 Stati dell'area ACP, ha varato un programma di sostegno ai prodotti di base agricoli di questi Paesi, dal valore di 45 milioni di Euro.
I Paesi africani, come i loro partner dei Caraibi e del Pacifico, lamentano però il fatto che l'Unione Europea continua a proteggere e a sovvenzionare gli agricoltori del Vecchio Continente, impedendo ai prodotti africani di accedere al ricco mercato europeo. Gli agricoltori africani subiscono anzi la concorrenza dei prodotti europei sui loro stessi mercati. I coltivatori degli Stati ACP devono inoltre affrontare le conseguenze dei cambiamenti climatici e dell'esplosione dei prezzi del petrolio e dei generi alimentari di base.
Il sostegno ai piccoli agricoltori è la via seguita dal Malawi per risolvere la gravissima carestia che aveva colpito il Paese negli scorsi anni (vedi Fides 4/12/2007). Il governo locale, rigettando le ricette liberiste degli organismi finanziari internazionali, ha sovvenzionato l'acquisto di sementi e di fertilizzanti da parte dei contadini, permettendo al Paese di diventare non solo autosufficiente ma addirittura di esportare le proprie eccedenze agricole. Il caso del Malawi dimostra che la “fame” ha più a che fare con la politica e l'economia che non con cause naturali. Politiche economiche sbagliate imposte dall'esterno (vedi ad esempio i programmi di “aggiustamento strutturale” del Fondo Monetario Internazionale) o frutto di scelte ideologiche e populiste (vedi la distribuzione della terra effettuata in Zimbabwe che ha distrutto una delle agricolture più floride dell'Africa australe) sono la causa principale dell'emergenza alimentare in diversi Stati africani e non solo. (L.M.) (Agenzia Fides 8/5/2008 righe 33 parole 448)


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