AFRICA/CONGO RD - Fondi e investimenti da ogni parte del mondo: un'occasione da non perdere

martedì, 6 maggio 2008

Kinshasa (Agenzia Fides)- “La Repubblica Democratica del Congo è ritornata ad essere frequentabile” afferma in un editoriale il quotidiano congolese “Le Potentiel”, dedicato all'intensificarsi dei rapporti politici e, soprattutto, economici del Congo con le maggiori potenze mondiali.
Stati Uniti, Unione Europea (e i singoli Stati dell'Europa), Cina e India moltiplicano i contatti e i contratti con le controparti congolesi. Ad esempio, ha suscitato grande impressione l'accordo da 8 miliardi di dollari annunciato nel settembre 2007 tra il governo di Kinshasa e un gruppo di imprese cinesi per riabilitare le infrastrutture del Paese africano e potenziare il settore minerario. “La ricostruzione del Paese non si farà solo con i cinesi. Si farà con tutti, con i nostri partner in buona fede, e prima di tutto con noi stessi” ha però affermato il Presidente Joseph Kabila alla stampa belga, stemperando i timori occidentali.
In effetti la Repubblica Democratica del Congo si vede conferire importanti risorse finanziarie da donatori internazionali, sia tradizionali (Banca Mondiale), sia di recente acquisizione (Cina e India). Il Paese in particolare attende l'annullamento di 9 miliardi di dollari di debito estero ottenuto attraverso un programma di aggiustamento strutturale imposto dalla Banca Mondiale. I programmi di aggiustamento strutturale però prevedono una riduzione delle spese statali tagliando in genere i fondi per la sanità e l'istruzione, o comunque per lo Stato sociale. L'arrivo dei fondi delle potenze asiatiche può costituire un'allettante alternativa al giogo della finanzia internazionale. La contropartita sono però le risorse naturali congolesi, considerate vitali per l'economia mondiale. La dirigenza congolese ha quindi la possibilità, giocando su più tavoli negoziali, di ottenere fondi e prestiti a condizioni migliori rispetto al recente passato.
I fondi così ottenuti però devono essere investiti in modo oculato per favorire il reale sviluppo del Paese. “Disporre delle opportunità di rilanciare l'economia è una cosa. Ma gestirle con coscienza è un'altra. É dunque questa equazione che i dirigenti del Paese devono risolvere per non perdere l'occasione” sottolinea “Le Potentiel”.
Se le risorse naturali del Congo, a causa della loro importanza strategica, possono essere una benedizione per il Paese, la storia coloniale e post-coloniale dimostra il contrario. Dalla schiavitù imposta nel “libero Stato del Congo” come era chiamato in era coloniale, ai colpi di Stato e alle guerre civili che hanno segnato i 48 anni d'indipendenza del Paese. Tutte tragedie, che pur nella loro diversità, hanno come origine il desiderio di mettere le mani sulle ricchezze del Paese. Tra queste vi sono non solo diamanti ed oro, ma soprattutto minerali strategici per l'industria mondiale, dal coltan al vanadio, dal manganese al cobalto, dall'uranio (veniva dal Congo quello utilizzato per l'atomica di Hiroshima) al petrolio. Quindi il rischio che il Congo continui ad essere terreno di scontro, attraverso fazioni locali compiacenti, per le diverse potenze mondiali è un dato di fatto del quale i congolesi sono coscienti. Per evitare che il Congo perda questa nuova occasione di sviluppo, occorre da un lato elaborare una strategia di sicurezza nazionale e dall'altro un piano di sviluppo che tenga conto delle esigenze primarie della popolazione. (L.M.) (Agenzia Fides 6/5/2009 righe 44 parole 531)


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