ASIA/NEPAL - Gli ex ribelli maoisti si apprestano a governare il paese

mercoledì, 16 aprile 2008

Kathmandu (Agenzia Fides) - Da ribelli a forza di governo: le lezioni generali del 10 aprile in Nepal hanno premiato il movimento maoista che per anni ha combattuto la monarchia al potere nella nazione. Oggi i maoisti si avviano ad avere la maggioranza assoluta dell’Assemblea Costitute che cambierà il volto al paese, abolendo la monarchia instaurando una repubblica. Secondo i primi risultati, infatti, i maoisti sono largamente in vantaggio, sia per i seggi assegnati col sistema maggioritario (240), sia in quelli assegnati con il proporzionale (335).
Il leader del “Partito comunista nepalese” Prachanda, favorito per la presidenza del Nepal, ha dichiarato che, fra le priorità del nuovo corso politico, vi sono “la riforma agraria e la fine del sistema feudale che in mezzo secolo ha impoverito i contadini e arricchito solo le tasche dei signori delle terre amici del re”.
Nella fase di profondo cambiamento che il paese attraversa, il movimento maoista, che affonda le radici nelle fasce più povere della popolazione, si avvia a diventare il partito più importante del Nepal. Eppure il movimento ha accettato di deporre le armi solo due anni orsono, entrando a far parte del governo dopo la rivolta popolare della primavera 2006 che estromise dalla vita politica il re Gyanendra. Il partito ha messo fra le su priorità temi come istruzione, sanità, sviluppo sociale e riforma del sistema giudiziario ma, secondo gli analisti, un ruolo chiave avranno i rapporti con Cina e India, i grandi vicini cui interessa soprattutto la stabilità politica del Nepal. In particolare, secondo gli osservatori, l’influenza della Cina è stata determinante anche nell’attuale vittoria del partito maoista. Parchanda, nella prima dichiarazione postelettorale, ha detto: “Noi maoisti confermiamo il nostro impegno per portare avanti il processo di pace e per ricostruire il paese nel rispetto della democrazia multipartitica e delle buone relazioni sia con l’India che con la Cina”. (PA)(Agenzia Fides 16/4/2008 righe 27 parole 273)


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