AFRICA/CONGO RD - Il passato coloniale, il futuro del Paese e una terra bagnata dal petrolio: il caso del Bundu Dia Kongo

giovedì, 13 marzo 2008

Kinshasa (Agenzia Fides)- Un richiamo ad evitare “l’uso effettivo della forza” nella crisi del Bas-Congo è stato pronunciato dal capo della Missione delle Nazioni Unite nella Repubblica Democratica del Congo (MONUC). La MONUC, le cui forze sono presenti soprattutto nell’est del Paese, ha schierato un contingente nel Bas-Congo, nell’ovest, dopo gli scontri tra forze dell’ordine e gli appartenenti al Bundu Dia Kongo (BDK), che hanno provocato almeno 27 morti, secondo le autorità, alcune centinaia secondo l’opposizione (vedi Fides 5/3/2008). L’8 marzo nel corso di un intervento della polizia al quartiere generale del BDK a Matadi, sono morte almeno due persone. La situazione nella provincia è tornata calma, ma il governo congolese avrebbe intenzione di arrestare il capo del BDK, il deputato dell’opposizione, Ne Muanda Nsemi, con il rischio di creare nuovi incidenti.
Fides ha chiesto a Don Valer Shango, sacerdote congolese, di spiegare quali siano le origini del BDK. “Per capire l’origine del BDK occorre descrivere la complessa situazione del Bas-Congo” afferma il sacerdote. “È infatti in questa zona che negli anni ’20 del secolo scorso l’ex catechista battista Simon Kimbangu ha dato origine al suo movimento politico-religioso. Kimbangu si poneva in antitesi ai colonizzatori belgi e rivendicava il ritorno alla cultura della popolazione locale, riscoprendo le tradizioni, come per esempio le guarigioni. In seguito il movimento Kimbangu si è strutturato in una “chiesa” la chiesa kimbanghista, che conta ora alcuni milioni di fedeli non solo in Congo ma anche in altre zone dell’Africa”.
“Quindi-prosegue don Valer - quando l’attuale deputato dell’Assemblea Nazionale congolese e leader del BDK, Ne Muanda Nsemi, ha costituito il suo movimento, ha trovato nella provincia del Bas-Congo, un terreno fertile, un humus preparato dal movimento di Kimbangu”.
“Anche Muanda Nsemi, come Kimbangu, si pone in contrapposizione al potere costituito: negli anni ’20 quello dei colonizzatori belgi, ora al Presidente Kabila. Muanda Nsemi non è solo un deputato dell’opposizione in Parlamento, ma è anche il leader di questo movimento politico-religioso che ha un forte radicamento nel Bas-Congo. Egli afferma che il governo di Kinshasa ha imposto alla provincia un governatore che non è stato eletto dalla popolazione locale e ha denunciato il fatto che le risorse della provincia sono dilapidate da interessi stranieri con la complicità delle autorità congolesi. Muanda Nsemi si rifà al passato del Paese, di prima della colonizzazione, quando esisteva il Regno Kongo, che comprendeva il Bas-Congo e parti dell’Angola (l’enclave di Cabinda), del Congo Brazzaville e del Gabon. Egli ha lanciato la provocazione di dichiarare nulle le frontiere attuali, tracciate dalle potenze coloniali al Congresso di Berlino del 1884-85, e di ricostituire lo Stato del Kongo” spiega il sacerdote.
I territori di questo ipotetico restaurato Stato del Kongo racchiudono tutti importanti risorse petrolifere. Don Shango replica: “in effetti il Bas-Congo è al momento l’unica area della Repubblica Democratica del Congo dove viene estratto petrolio. Vi sono prospezioni petrolifere nella Provincia dell’Equatore e nell’area del Lago Alberto, ma lo sfruttamento di queste risorse deve ancora iniziare. Invece nel Bas-Congo l’avvio dell’estrazione del petrolio è iniziata ai tempi dello Zaire di Mobutu. Nel 1967 gli italiani costruirono una raffineria sulla costa che attualmente funziona a rilento, al punto che il greggio congolese viene raffinato in Algeria e poi importato di nuovo nella RDC come prodotto lavorato. Uno spreco che persone Muanda Nsemi, a modo loro, hanno buon gioco a denunciare”. (L.M.) (Agenzia Fides 13/3/2008 righe 40 parole 566)


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