ASIA/PAKISTAN - Elezioni generali in Pakistan: 81 milioni alle urne fra i timori di nuove violenze

lunedì, 18 febbraio 2008

Islamabad (Agenzia Fides) - Dopo una serie di rinvii - l’ultimo in seguito all’attentato dinamitardo che il 27 dicembre ha ucciso la leader dell’opposizione, Benazhir Bhutto, a Rawalpindi, sono oltre 81 milioni gli elettori pakistani chiamati alle urne oggi, 18 febbraio, per eleggere 272 rappresentanti nell'Assemblea Nazionale e dei quattro Parlamenti provinciali. Sul voto, però aleggiano forti sospetti: osservatori internazionali ed interni infatti hanno registrato la diffusa convinzione che non si tratterà di elezioni trasparenti ed eque.
Nei circa 64.000 seggi elettorali disseminati nel paese si temono violenze e brogli: per questo le Forze armate sono in stato di massima allerta e hanno schierato 81.000 uomini, tra militari e paramilitari, oltre a 300mila poliziotti. Anche nelle scorse settimane i candidati sono stati difesi da imponenti misure di sicurezza durante gli eventi pubblici.
La scommessa del Presidente Pervez Musharraf è che il paese possa transitare da un regime militare a un governo democratico. Musharraf, infatti, ex generale, si è dimesso dalle Forze Armate e si è presentato come leader civile. Nell’ultimo anno, ha avuto spazio libero nel sostituire qualunque giudice della Corte Suprema cercasse di ostacolare i suoi piani per ottenere un secondo mandato da presidente, ottenuto nel 2007.
Lo scenario politico del paese rischia di cambiare ancora se, nelle presenti elezioni legislative, a vincere fossero i partiti che si oppongono a Musharraf: nel Parlamento, infatti, con una maggioranza dei due terzi, si potrebbe avviare la procedura di impeachment a carico del presidente.
Attualmente i primi sondaggi danno in vantaggio il Partito del Popolo, a cui apparteneva Benazhir Bhutto, seguito dalla formazione dell'ex Premier Nawaz Sharif.
Chaudhry Pervaiz Elahi, della Lega musulmana Pakistana, considerato il candidato premier di Musharraf, segue a ruota. I rappresentanti della Lega sono i maggiori imputati di possibili brogli elettorali. Secondo gli altri leader politici, di fronte al fenomeno di corruzione e commercio di voti, non si avrebbe altra scelta che richiamare il popolo a manifestazioni di piazza.
L’assassinio della Bhutto ha accresciuto le preoccupazioni per la stabilità di questo grande paese a maggioranza islamica, dotato di armi nucleari, seguito con grande attenzione da alleati e vicini.
La piccola comunità cattolica, da parte sua, durante la campagna elettorale ha ribadito i valori di democrazia e libertà, sensibilizzando sul tema del necessario rispetto dei diritti fondamentali di ogni individuo, chiedendo ai fedeli di pregare per il futuro del paese. In vista delle elezioni, la Chiesa ha lanciato una campagna per tentare di modificare il sistema elettorale in vigore nel paese, che discriminava fortemente le minoranze religiose. Alcuni passi avanti sono stati compiuti, con l’avvenuta adozione del cosiddetto sistema di “elettorato congiunto”, a differenza di quanto avveniva in precedenza, quando le liste elettorali erano separate per le minoranze religiose. (PA) (Agenzia Fides 18/2/2008 righe 31 parole 317)


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