AMERICA/COLOMBIA - Dopo la missione esplorativa in Colombia della Comunità Papa Giovanni XXIII, fondata da don Benzi, una testimonianza per capire la situazione di oggi

mercoledì, 6 febbraio 2008

Bogotà (Agenzia Fides) - Qualcosa si muove in Colombia. Il 4 febbraio scorso centinaia di migliaia di colombiani hanno riempito le strade della capitale Bogotà e di molte altre città del Paese e del mondo per manifestare contro il gruppo guerrigliero delle Farc, le Forze armate rivoluzionarie della Colombia di matrice marxista, che da più di 40 anni insanguinano la vita del Paese. La mobilitazione massiccia ed eccezionale dei colombiani in ogni parte del pianeta - ci sono state manifestazioni in 165 città del mondo a cominciare dall’America Latina - ha dimostrato quanto sia viva e diffusa ad ogni livello la volontà popolare di chiudere la lunga fase del conflitto interno. E’ stata, inoltre, la dimostrazione del ruolo assunto oggi da Internet, visto che l’iniziativa è stata lanciata sulla rete telematica per poi crescere a dismisura. “Non più sequestri, non più violenze” erano gli slogan della grande manifestazione di Bogotà. “La politica moderna è segnata dai simboli - ha scritto il diffuso periodico colombiano ‘Semana’ raccontando la grande mobilitazione popolare - .E’ probabile che nel futuro immediato le Farc non cambieranno le proprie posizioni criminali, però con il passare dei giorni i simboli lasciati dalla marcia di questo lunedì si trasformeranno in una traccia profonda nella loro storia. Per la prima volta il Paese intero si è riversato nelle strade per dirgli che non le vogliono, che non accettano più i loro sequestri, che le respingono profondamente”.
Altri gruppi oltre le Farc hanno provocato in questi decenni violenze e uccisioni, si sono macchiate di crimini, fra questi figurano sigle come l’Eln, l’Esercito di liberazione nazionale, anch’esso di sinistra, e le Auc, Autodifese unite colombiane, cioè i paramilitari di destra. Ma questi ultimi due gruppi hanno avviato negoziati con il governo, trattative non ancora concluse ma che hanno segnato un importante principio di svolta. Ancora da rilevare che praticamente tutti i gruppi in questione, le Farc per prime, sono oggi al centro del traffico internazionale di stupefacenti; la droga, la coca, rimane infatti uno strumento eccezionale di per procurarsi denaro, armi e per mantenere il controllo sulla popolazione. Antonio de Filippis, della “Comunità Papa Giovanni XXIII” è tornato da una recente missione esplorativa in Colombia dove l’associazione fondata da Don Oreste Benzi si appresta a lanciare un progetto di sostegno alle comunità contadine di Apartado, nella regione di Antioquia. “C’è un grosso scarto - dice - fra ciò che interessa i media occidentali e la realtà degli indios che vivono là. In occidente la preoccupazione sono i sequestri, sul posto c’è il problema degli sfollati, la questione della terra, dell’assistenza sanitaria, della scuola per i figli delle violenze commesse da tutti gli attori del conflitto: guerriglia, paramilitari, esercito regolare”. Insomma esiste anche una Colombia dell’interno, fuori dalle grandi città, che soffre di problemi elementari. “C’è una guerra civile in corso nel Paese - afferma ancora de Filippis - un conflitto dal quale non si esce”. E poi oltre ai territori controllati dal governo e a quelli in mano alla guerriglia, ci sono le cosiddette “zone contese”, porzioni del Paese dove la vita delle popolazioni contadine è particolarmente dura. Non va dimenticato che il Paese soffre di una gigantesca migrazione interna, gli sfollati sono fra i 3,5 e i 4 milioni.
Fra i soggetti che stanno cercando di esercitare un’azione di mediazione e di riconciliazione nazionale c’è naturalmente anche la Chiesa che proprio nei giorni scorsi si è offerta come interlocutrice per il governo e la guerriglia; secondo i Vescovi infatti, per giungere alla soluzione del conflitto sociale e armato, è necessario “continuare nella ricerca di alternative che favoriscano l'avvicinamento fra il Governo nazionale e i gruppi armati, anteponendo la causa umanitaria a qualunque altro tipo di interesse o calcolo politico”. Anche il Pontefice durante l’Angelus di domenica scorsa aveva rivolto un appello a poche ore di distanza dalle grande marcia contro le Farc: “Non smetto di elevare ferventi suppliche a Dio per la Colombia - aveva affermato Benedetto XVI - - dove da diverso tempo molti figli e figlie di questo amato Paese patiscono l’estorsione, il sequestro la perdita violenta dei propri cari”. La Chiesa ha poi preso parte alla grande marcia di protesta svoltasi lunedì scorso. A catalizzare ancora di più l’attenzione sulla situazione della Colombia e sulla sorte dei sequestrati nelle mani delle Farc, è stata la vicenda di Ingrid Betancourt, la candidata alla elezioni presidenziali del 2002 che venne rapita dai guerriglieri e da allora è al centro di una campagna internazionale per la sua liberazione.(M.T.P.) (Agenzia Fides 6/2/2008; righe 50, parole 742)


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