VATICANO - Mons. Macram Max Gassis: Bakhita, segno dirompente per l’Africa

venerdì, 30 novembre 2007

Città del Vaticano (Agenzia Fides) - Sua Ecc. Mons. Macram Max Gassis, Vescovo di El Obeid, in Sudan, in occasione della canonizzazione di Giuseppina Bakhita (1 ottobre 2000), dichiarò all’Agenzia Fides: “Bakhita è il simbolo del fatto che la donna è il perno della società, nonostante le sue tribolazioni e le sue difficoltà. La figura di Bakhita è quella di una donna che sa sopportare umiliazioni e violenza con umiltà, dignità e amore. E’ la dimostrazione che nessuna sofferenza umilia tanto una donna da poterla privare dell’amore di Dio, anzi, proprio l’amore di Dio riscatta la donna da ogni sofferenza. Per questo Bakhita, libera dalla schiavitù fisica, sceglie di farsi schiava dell’amore di Dio che libera. Bakhita è la prima santa africana non martire. Vuol dire che la santità non è riservata solo all’uomo africano, che nell’est del continente è figura predominante. Anche una donna può essere un esempio da seguire. Una donna che segue fedelmente Gesù può essere santa. Questo in Africa ha un valore dirompente”.
Soffermandosi in particolare sul messaggio di Bakhita per il mondo contemporaneo, Mons. Gassis sottolineò che esso consiste nella “speranza di essere liberati dalla schiavitù, in tanti sensi. C’è una schiavitù fisica, da cui la santa è stata liberata. E’ la stessa che vivono tanti bambini e donne sudanesi. Ma Bakhita intercederà per liberarci da altre schiavitù. Poi c’è un'altra speranza che viene da Bakhita: quella per quanti abbandonano la propria terra. Lai ha vissuto in Veneto, dove oggi ci sono tanti immigrati che voi definite extra-comunitari. Bakhita è stata fortunata. Qui ha trovato la libertà, la fede e l’amore. E’ una figura che può incoraggiare gli immigrati in Occidente a non perdere mai la speranza. Tanti immigrati hanno sofferto e soffrono. Bakhita è per loro un esempio di speranza, perché dopo la Croce c’è sempre la Resurrezione”. (S.L.) (Agenzia Fides 30/11/2007; righe 20, parole 307)


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