AFRICA/RWANDA - Lo sviluppo attraverso le tecnologie di informazione e comunicazione: in 5 anni da 16 a 135 milioni di cellulari in Africa, a Kigali un Convegno internazionale

martedì, 30 ottobre 2007

Kigali (Agenzia Fides)- “In soli 10 anni, quello che una volta era un lusso e un privilegio, il telefono mobile, è diventato una necessità di base nell’Africa urbana e rurale”. Così il Presidente del Rwanda, Paul Kagame, ha sottolineato i progressi fatti in Africa dal settore delle telecomunicazioni, con importanti ricadute sociali ed economiche.
Il Presidente rwandese ha espresso il suo convincimento ai delegati del Summit “Connettere l’Africa”,organizzato dall’Unione Internazionale delle Telecomunicazioni (UIT), un’organizzazione internazionale affiliata alle Nazioni Unite (vedi Fides 10/9/2007). All’incontro, apertosi ieri nella capitale del Rwanda e che si conclude oggi, 30 ottobre, partecipano centinaia di funzionari governativi e rappresentanti delle industrie delle telecomunicazioni, che discutono su come i sistemi e le tecnologie di informazione e comunicazione (Information and Communication Technology - ICT) possono contribuire allo sviluppo dell’Africa.
Il quadro che emerge dall’incontro presenta luci ed ombre. Se da un lato si è visto un aumento della diffusione del telefono cellulare in Africa, dall’altro l’accesso degli abitanti del continente alle connessioni Internet ad alta velocità rimane molto limitato. Nel 2000 i cellulari africani erano 16 milioni, nel 2005 erano diventati 135 milioni (vedi Fides 18/10/2006). L’associazione degli operatori africani di cellulari ha inoltre annunciato che nei prossimi 5 anni verranno investiti 50 miliardi di dollari per migliorare il servizio nelle aree rurali. I telefoni cellulari, come ricorda il Presidente rwandese, hanno contribuito a migliorare la vita degli abitanti delle aree rurali permettendo ad esempio interventi medici tempestivi, cosa impensabile fine a poco tempo fa.
Per quel che riguarda Internet, solo il 4% degli africani ha una connessione a Internet e solo l’1% ha una connessione a larga banda. Diversi africani hanno però accesso a sistemi collettivi, come i cybercafé, per collegarsi alla rete. Occorre quindi proseguire sulla strada di garantire agli africani un accesso migliore e a costo contenuto alla ICT. Uno dei modi da seguire è la collaborazione tra gli Stati, anche per rimediare all’attuale situazione che vede il 70% del traffico Internet africano passare attraverso snodi informatici collocati al di fuori del continente. Una situazione che ricorda i tempi coloniali, quando per telefonare da una colonia all’altra, magari limitrofe, la comunicazione passava per un centralino della capitale dello Stato colonialista.
Anche in questo campo si stanno comunque facendo progressi. Alla conferenza di Kigali si è discusso del progetto per la costruzione di un cavo in fibra ottica sottomarino che collegherà il Sudafrica al Sudan. Denominato East African Submarine Cable System (ESSI), il progetto coinvolge 23 Stati e verrà avviato nel 2008, con un anno di ritardo sulla tempistica prevista, a causa di divergenze tra alcuni Paesi partecipanti. (L.M.) (Agenzia Fides 30/10/2007, righe 33 parole 408)


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