ASIA/CAMBOGIA - Il Tribunale Speciale per i khmer rossi sarà attivo nel 2008

mercoledì, 25 luglio 2007

Phnom Penh (Agenzia Fides) - Osservatori, parenti delle vittime, organizzazioni non governative, comunità religiose: c’è un coro di voci favorevoli alla notizia che il Tribunale Internazionale della Cambogia, istituito per giudicare i crimini compiuti dai khmer rossi negli anni 1975-1979, potrà iniziare la sua attività nel 2008. Gli ostacoli relativi a problemi procedurali e burocratici sembrano superati e i giudici, ai quali è stato conferito un mandato della durata di tre anni, costituiscono un corpo misto, in quanto alcuni sono cambogiani, altri vengono dalla comunità internazionale. L’attività del Tribunale Onu è stata resa possibile grazie a un finanziamento congiunto di stati membri dell’Onu (38 milioni di dollari) e della Cambogia (6,7 milioni di dollari).
Fino ad oggi nessun dei responsabili dei crimini commessi dai khmer rossi (si calcolano due milioni di vittime) ha affrontato un processo. Il leader del movimento, Pol Pot, è morto nove anni fa, il “macellaio” Ta Mok è deceduto l’anno scorso ma altri esponenti di punta del regime, Khieu Samphan e Leng Sary, hanno continuato a vivere liberamente in Cambogia.
Va detto che allo stato attuale, nella classe politica cambogiana, vi sono personaggi legati al vecchio regime, che avevano interesse a non far partire i lavori del tribunale, mentre alcuni notano che i pochi personaggi di rilievo rimasti, da sottoporre al processo, sono in età avanzata e quasi tutti di salute malferma: sicchè si calcola che l’accusa potrà processare non più di 50 persone.
Tuttavia gli osservatori e i cittadini cambogiani insistono sul significato simbolico del processo, che sembra approvato dalla grande maggioranza della popolazione. “Questo gesto rappresenta la speranza di un futuro migliore”, affermano i cittadini cambogiani, che per troppo tempo hanno atteso che venisse fatta giustizia e che i massacri compiuti non finissero in un definitivo oblio.
Dopo oltre 30 anni, il popolo cambogiano, attraverso un delicato percorso di ricerca e accertamento della verità, riconoscendo le vittime e i carnefici, potrebbe riconciliarsi con le pagine buie della sua memoria e della sua storia recente. (PA) (Agenzia Fides 25/7/2007 righe 27 parole 278)


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