Taing Kok (Agenzia Fides) - Almeno una volta l'anno la piccola comunità cattolica cambogiana ha bisogno di fermarsi, di onorare e ricordare quanti hanno dato la vita per fede in Cristo e sono "i semi e i padri" dei fedeli cambogiani di oggi: con questo spirito oltre 3.000 cattolici, accompagnati da vescovi, sacerdoti e religiosi del Vicariato apostolico di Phnom-Penh, della Prefettura apostolica di Battambang e della Prefettura apostolica di Kompong-Cham, hanno partecipato alla celebrazione in onore delle vittime della guerra civile che hanno dato testimonianza a Cristo donando la vita, tenutasi nei giorni scorsi a Taing Kok, nella provincia di Kampong Thom, nel centro della Cambogia.
“Ogni anno la Chiesa è chiamata a celebrare questo anniversario”, ha rimarcato il Vescovo Olivier Schmitthaeusler, Vicario apostolico di Phnom Penh, nella celebrazioni eucaristica che si è svolta nel luogo dove il vescovo Joseph Chhmar Salas ha celebrato l'Eucarestia fino alla sua morte, avvenuta nel 1976. Per il Vescovo Salas e 34 compagni la Chiesa cambogiana ha ufficialmente aperto nel 2015 la fase diocesana del processo di beatificazione. Furono persone uccise o lasciati morire tra il 1970 ed il 1977durante la persecuzione subita dalla Chiesa sotto il regime di Pol Pot e dei khmer rossi. I 35 sono nativi di Cambogia, Vietnam e Francia e sono preti, laici, catechisti, missionari, tra i quali alcuni membri della congregazione delle Missioni Estere di Parigi (MEP). Padre Paul Roeung Chatsirey, postulatore della causa di beatificazione e attuale Direttore delle Pontificie Opere Missionarie in Laos e Cambogia, ha ricordato che il tribunale istituto a livello diocesano, grazie a diversi collaboratori, sta istruendo il processo, sta raccogliendo le testimonianze e le prove, sta compilando i documenti da presentare alla Santa Sede.
Il Vescovo Schmitthaeusler ha ricordato due oggetti sacri: il letto e una collana con la croce - consegnata a Joseph Chhmar Salas durante la sua ordinazione episcopale il 14 aprile 1975, tre giorni prima dell'inizio del regime dei Khmer rossi - passata ai successori nel corso degli anni e giunta fino a oggi. Dopo la sua morte, sua madre l'ha conservata e l'ha consegnata al Vescovo Emile Destombes, anch'egli deceduto, e oggi la porta il Vescovo Schmitthaeusler. Parlando all'assemblea, il Vicario apostolico ha invitato i fedeli a ricordare le parole di Cristo: "Se uno mi vuol servire mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servo. Se uno mi serve, il Padre lo onorerà” (Gv 12,26). La vita terrena, ha aggiunto è "un tempo per rendere lode a Dio sulla terra" e "la testimonianza dei martiri ci guida nel cammino".
Nelle celebrazione dedicata a coloro che la Chiesa locale si augura possano presto essere riconosciuti ufficialmente come "i martiri cambogiani", i fedeli presenti hanno provato intensa commozione. Huot Heang, una donna di 69 anni della provincia di Kampong Cham, ha detto che "la celebrazione dell’anniversario ricorda a ognuno di noi la chiamata di Dio ad essere martiri, nella certezza che e Dio è con noi e che ci benedice sempre".
Mons. Olivier Schmitthaeusler ricorda che, all’inizio della sua esperienza missionaria, quando ha cominciato il suo servizio pastorale in Cambogia come sacerdote del MEP, nel Vicariato c’era un solo cattolico, mentre tutti i preti, le suore e i missionari erano stati uccisi o erano dovuti fuggire. "Oggi la situazione è ben diversa, la Chiesa è rinata, vi sono circa 23.000 fedeli e varie comunità sono molto giovani, formate per lo più da persone che hanno abbracciato la fede cristiana da poco. Il Signore ci accompagna e guardiamo avanti sempre con speranza”.
(PA) (Agenzia Fides 22/6/2023)