AMERICA - L'eliminazione dell'infanticidio femminile e dell'aborto selettivo delle bambine richiesto all’ONU dall’Istituto di Politica Familiare

martedì, 13 marzo 2007

New York (Agenzia Fides) - L'Istituto di Politica Familiare (IPF) insieme ad altre 17 organizzazioni tutte con status consultivo all'ONU, hanno presentato una relazione durante la 51ª Sessione della Commissione sulla Situazione della Donna, celebrata alle Nazioni Unite dal 26 febbraio al 10 marzo, sulla situazione delle bambine nei diversi paesi del mondo, per chiedere l'urgente eliminazione della violenza e della discriminazione contro le bambine per mezzo dell'aborto selettivo. L'Agenzia Fides ha rivolto alcune domande a Lola Velarde, Presidente della Rete Europea dell'IPF.
Quali sono i punti essenziali e il contenuto della relazione presentata all'ONU?
La relazione cerca di evidenziare la situazione delle bambine in diversi paesi, con speciale attenzione alla discriminazione che soffrono per il fatto di essere bambina, inclusa la privazione del diritto a nascere. Tratta dunque del problema dell'infanticidio femminile e dell'aborto selettivo femminile in diversi paesi. Per dare una cifra, in questo momento nel mondo ci sono circa 100 milioni di donne in meno a causa dell’infanticidio selettivo e dell'aborto delle bambine. L'aborto selettivo sta diventando una nuova forma, più silenziosa, di infanticidio. Nei paesi in cui avere una figlia è considerato perfino una maledizione per questioni sociali, economiche, culturali, politiche o per tradizioni, vengono lasciate morire oppure, con le nuove tecniche che permettono di scoprire il sesso, vengono abortite prima di nascere.
In concreto, cosa intendete dimostrare con la vostra relazione?
In primo luogo evidenziare i dati e allo stesso tempo le conseguenze di questo squilibrio nella popolazione mondiale. Normalmente si dovrebbe avere il 50 per cento di uomini e il 50 per cento di donne, ma per ogni 100 donne che nascono ci sono 105 uomini. Tuttavia, per questa discriminazione, ci sono paesi e regioni che arrivano ad avere 120 o 130 uomini per ogni 100 donne. Questo porta gravi conseguenze: oltre al problema che molti uomini non troveranno una donna, la situazione sta generando violenza, depressione, alcolismo e, quello che è più grave, violenze, sequestri di bambine, traffico di donne, compra vendita di bambine... L'obiettivo che cercavamo di raggiungere era di evidenziare questi dati. In secondo luogo, volevamo chiedere alle Nazioni Unite di sollecitare gli Stati membri perché prendano misure adeguate per evitare questa discriminazione e sostengano le famiglie sulle quali nascono bambine e le iniziative delle ONG locali che aiutano in questo campo. Abbiamo ricordato inoltre che la Convenzione sui Diritti dal Bambino nel suo preambolo contempla che il bambino ha bisogno di protezione legale e giuridica, tanto prima come dopo la nascita. Abbiamo chiesto che si faccia riferimento a questo paragrafo quando si parla di violenza contro le bambine, e si dica espressamente ‘tanto prima come dopo la nascita’. È molto importante far capire che si sta privando un essere umano del suo diritto basilare, il diritto a nascere
Come è stata accolta all’ONU la vostra proposta?
Sebbene questa sessione fosse centrata sulla situazione delle bambine, nella bozza iniziale non c'era nessun riferimento a questa discriminazione selettiva. Grazie alla nostra proposta è stato incluso un breve paragrafo nel testo finale che si riferisce alla "eliminazione di ogni forma di discriminazione contro le bambine e delle cause della preferenza per il figlio maschio, che ha come conseguenza pratiche dannose e contrarie all'etica, come l'infanticidio femminile e la selezione sessuale prenatale, le quali possono avere una ripercussione significativa sull'insieme della società". Avrei preferito un testo più ampio e più chiaro, ma la dichiarazione è già un passo in avanti. (RG) (Agenzia Fides 13/3/2007; righe 42, parole 567)


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