AFRICA - L’allarme criminalità al centro del dibattito politico in Sudafrica e in Kenya

mercoledì, 14 febbraio 2007

Roma (Agenzia Fides)- L’alto tasso di omicidi e rapine a mano armata è divenuto una priorità nazionale in Sudafrica e Kenya.
Il Presidente sudafricano Thabo Mbeki ha promesso di prendere misure severe per affrontare l’emergenza criminale in un Paese che vanta il triste primato di essere tra i più violenti del mondo. Il Presidente tenta così di replicare alle 30mila e-mail inviate al suo ufficio, su sollecitazione dei sindacati, per spingerlo ad affrontare il problema. “Il Sudafrica vive nella paura” ha ammesso Mbeki. “Non possiamo gioire della nostra raggiunta libertà se intere comunità vivono nella paura, chiuse dietro muri e fili spinati, in preda alla preoccupazione nelle loro case, in strada, senza potere approfittare liberamente dei nostri spazi pubblici”.
Nel 2006, in Sudafrica il tasso di omicidi ha raggiunto la cifra di una cinquantina al giorno, mentre le rapine e furti giornalieri sono state mezzo milione. Nonostante il potenziamento delle forze di polizia (Mbeki ha annunciato che intende portare gli effettivi delle forze di polizia dagli attuali 152mila uomini ai 180mila entro il 2010), la situazione non è affatto migliorata e la popolazione si sente abbandonata a se stessa di fronte all’ondata criminale. Chi può si trasferisce all’estero, altri preferiscono rifugiarsi in spazi protetti, vere e proprie cittadelle fortificate controllate da guardie private (un fenomeno crescente anche negli Stati Uniti e in alcuni Paesi europei), ma la maggior parte degli abitanti del Paese non ha i mezzi economici per ricorrere a simili protezioni e rimane alla mercé della delinquenza.
Il Presidente Mbeki, individua una delle cause della criminalità nella povertà in cui vivono ampi strati sociali, ha anche riconosciuto la necessità di una politica di aiuti per i milioni di disoccupati sudafricani e ha annunciato alcune misure previste dal governo, come ad esempio la realizzazione di opere pubbliche, l'incremento del numero di case popolari e la messa in opera di meccanismi di sicurezza sociale per sostenere i lavoratori con i salari più bassi.
Anche in Kenya, che pure non registra un tasso di omicidi paragonabile a quello del Sudafrica, l’opinione pubblica è sempre più allarmata dal crescente livello di criminalità. In diverse occasioni i Vescovi keniani hanno invitato ad affrontare il problema (vedi Fides 26 gennaio 2005, 23 luglio 2005 e 17 novembre 2006).
Il fenomeno criminale più preoccupante è il furto violento delle automobili per le strade del Paese e in particolare della capitale Nairobi. I criminali, veri e propri rapinatori di strada, fermano le autovetture e costringono gli occupanti ad abbandonarle sotto la minaccia delle armi, non più pistole ma Kalashnikov. Chi si ribelle viene ucciso senza pietà. Dall’inizio dell’anno circa 50 persone sono state uccise nella sola Nairobi. Le autorità locali attribuiscono la maggior parte delle responsabilità dei crimini violenti alla massiccia diffusione di armi illegali provenienti dalla Somalia, ma è chiaro che vi sono anche altre cause del fenomeno. (L.M.) (Agenzia Fides 14/2/2007 righe 39 parole 493)


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