Città del Vaticano (Agenzia Fides) - La Liturgia della Parola che la Chiesa ci offre nel giorno della Solennità dell’Immacolata Concezione di Maria, l’8 dicembre, mette dinanzi a noi, tra la prima lettura e il Vangelo, un contrasto stridente: nella prima, tratta dal racconto della Genesi, l’uomo Adamo e la donna Eva spogliati di ogni grazia si nascondono da Dio; nel Vangelo, il messaggio dell’Annuncio ci presenta Maria, la “piena di grazia”, avvolta e penetrata dalla presenza di Dio.
Nella Genesi tutto si ottenebra: il buio del peccato toglie dallo sguardo paradisiaco di Adamo ed Eva la santità di Dio, non permette loro di godere la soavità del Suo volto, aprendo così una voragine tra la creatura e il Creatore. A Nazaret tutto è luce: l’Immacolata accoglie l’Angelo che, come dice il Vangelo di Luca, viene mandato da Dio ed “entra da lei”, senza dover attraversare deserti, quasi fosse la stanza della Vergine Maria l’anticamera del Paradiso!
Gabriele visitando Maria forma un tutt’uno tra Cielo e terra: laddove c’è la “piena di grazia” è presente il Cielo trasparente di Dio, dove viene riflessa senza stortura la Sua vivida luce, come un raggio di sole che attraversando un cristallo puro non viene affatto distorto ma riflesso in tutta la sua originale bellezza. Solo Lei, infatti, è interamente l’Immacolata Concezione, la creatura che fin dal primo istante della sua esistenza ha dato se stessa totalmente a Dio non trattenendo nulla per sé!
Quante volte saranno risuonati nel suo intimo di giovane fanciulla i versi del salmo 131, che descrivono il perfetto abbandono in Dio: “Signore, non si inorgoglisce il mio cuore, e non si leva con superbia il mio sguardo; non vado in cerca di cose grandi, superiori alle mie forze. Io sono tranquillo e sereno come bimbo svezzato in braccio a sua madre, come un bimbo svezzato è l’anima mia”!
“Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te!” (Lc 1, 28). Che stupendo evento! Una creatura angelica incontra una creatura umana così pura, che giammai è esistita sulla faccia della terra e che mai più esisterà; l’umiltà di un angelo incontra l’indicibile umiltà di questa giovane donna, che non esulta davanti ad un saluto di così grande dignità, ma al contrario si turba per timore di essere ingannata.
Ancora più meraviglioso è questo incontro se lo si paragona - come la Chiesa sempre ha fatto - a quello di Eva con il serpente. Eva, ingannata da satana tradisce Adamo: la superbia di lei genera una superba ingenuità in lui che diventerà separazione totale da Dio.
Maria, perché tutta umile, viene ispirata dall’annuncio angelico e piena di luce con la sua umiltà illumina tutti noi, che guardiamo a Lei, per eseguire i Voleri divini. L’Immacolata, nel suo splendore di grazia, fa ritrovare al genere umano il paradiso perduto, la gioia di un Cielo senza macchie. La sua mediazione materna reintroduce la creatura nella comunione con Gesù, annulla la distanza che si era fatta incolmabile e, finalmente, dall’Annunciazione in poi si può esclamare in tutta verità: “le cose vecchie sono passate, ecco ne sono nate di nuove” (2Cor 5, 17).
Il Santo Padre Benedetto XVI, alla preghiera dell’Angelus per la recente festa dell’Immacolata, ha affermato che questa festa “illumina come un faro il tempo dell’Avvento”, esortando a guardare a “Maria che ‘brilla come segno di sicura speranza e di consolazione per il popolo di Dio in cammino’ (Lumen gentium, 68)”; ha, quindi, accennato al tradizionale atto di omaggio che avrebbe fatto a piazza di Spagna “a questa dolce Madre per grazia e della grazia” (8 dicembre 2006).
“Dolce Madre della grazia”! Apriamo anche noi la nostra anima a questa realtà di fede e uniamoci alle parole del Vicario di Cristo rivolte all’Immacolata, facendole nostre invocandola così: “chi a Te volge lo sguardo, o Madre Tutta Santa, non perde la serenità, per quanto dure possano essere le prove della vita. Anche se triste è l’esperienza del peccato, che deturpa la dignità di figli di Dio, chi a Te ricorre riscopre la bellezza della verità e dell’amore, e ritrova il cammino che conduce alla casa del Padre” (Benedetto XVI, 8 dicembre 2006). (Agenzia Fides 13/12/2006 - righe 47, parole 694)