AFRICA/CIAD - Attaccata Abeché la principale città nell’est del Ciad. Le nuove violenze aggravano le condizioni dei rifugiati e degli sfollati della regione

sabato, 25 novembre 2006

N’Djamena (Agenzia Fides)-Situazione incerta ad Abeché, il capoluogo dell’est del Ciad, a 700 km dalla capitale N’Djamena, dove all’alba di oggi, 25 novembre, un contingente dell’Unione delle Forze per la Democrazia e lo Sviluppo (UFDD) ha attaccato la città. Fonti locali affermano che combattimenti sono ancora in corso, ma le notizie rimangono frammentarie e confuse.
Si aggrava quindi la crisi del Ciad che è collegata alle analoghe crisi nella Repubblica Centrafricana e nel Darfur (vedi Fides 20 novembre 2006).
L’UFDD è nato lo scorso 22 ottobre dalla fusione di 3 gruppi preesistenti. Dopo aver occupato alcune città nei pressi del confine con il Sudan, la formazione si era ritirata oltre frontiera dopo violenti combattimenti con l’esercito regolare ciadiano. A capo dell’UFDD vi è il generale Mahamat Nouri, che è stato Ministro della Difesa dal 2001 al 2003 e in seguito ambasciatore ciadiano in Arabia Saudita. Nel maggio di quest’anno, dopo la rielezione del Presidente Deby, Nouri è passato nel campo ribelle diventando dirigente dell’Unione delle Forze per il Progresso della Democrazia, uno dei gruppi fondatori della nuova formazione.
Nell’est del Ciad agiscono almeno altri due gruppi ribelli che hanno creato una situazione di forte insicurezza che ha costretto le autorità ad imporre, il 13 novembre, lo stato d’emergenza per 6 mesi, nella capitale e in diverse regioni del Paese.
L’instabilità crescente nella regione sta avendo dannose conseguenze sulle operazioni umanitarie condotte dall’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) e da altre organizzazioni umanitarie.
Secondo stime dell’UNHCR, nel Ciad orientale si contano 218mila rifugiati provenienti dalla regione sudanese del Darfur accolti in 12 campi. A questi si aggiungono gli sfollati interni. L'UNHCR stima che al momento più di 90mila persone sono sfollate nel Ciad orientale, di cui almeno 15mila dagli inizi di novembre nel sud-est del Paese, vicino al confine con il Darfur. I pochi ciadiani che hanno provato a ritornare per mettere in salvo i propri averi sono stati, in alcuni casi, feriti o addirittura uccisi. L’UNHCR sta collaborando con la polizia ciadiana per accompagnare quei piccoli gruppi di sfollati che vogliono ritornare ai villaggi per prendere i propri beni. (L.M.) (Agenzia Fides 25/11/2006 righe 32 parole 381)


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