ASIA/TURCHIA - Mons. Padovese, Vicario apostolico dell’Anatolia: “Don Andrea è venuto qui come testimone ed è morto da testimone”. Un appello alla comunità cattolica: “Abbiamo bisogno del sostegno di tutti i cristiani”

lunedì, 6 febbraio 2006

Iskenderun (Agenzia Fides) - “Don Andrea era un uomo di dialogo, non era certo un uomo che si poneva in contrapposizione né era venuto per fare proselitismo. Ha sempre cercato di dialogare, anche perché in fondo questa situazione ci è imposta dall’ambiente in cui ci troviamo, dove la nostra presenza è ridotta al minimo”: con queste parole Sua Ecc. Mons. Luigi Padovese, Vicario apostolico dell’Anatolia, ricorda don Andrea Santoro, il sacerdote Fidei donum della Diocesi di Roma che è stato ucciso nella sua chiesa di Trabzon, in Anatolia, ieri pomeriggio, domenica 5 febbraio, mentre era raccolto in preghiera.
“Don Andrea è venuto qui come testimone - prosegue Mons. Padovese -, ha lasciato Roma dove è stato parroco per diversi anni, ed è venuto in questa realtà minuscola perché amava la Chiesa e amava le origini della Chiesa, che è nata in queste terre, da qui si è aperta al mondo. Era attratto da questa terra per questi motivi ma era anche attratto dalla volontà di dialogo con il mondo musulmano. E’ venuto come testimone ed è morto da testimone.”
Il Vicario apostolico sottolinea che “è difficile capire questo gesto, anche se sembra dettato da una finalità di odio religioso” e lancia un appello: “Alla comunità cattolica dico di non lasciarci soli, abbiamo bisogno del sostegno di tutti i cristiani, perché è difficile vivere in questa terra in momenti come questi, quando avvengono episodi tragici. Ma è una terra che va amata, come va amato il popolo turco, che è un popolo buono. Occorre comunque far capire a tutti, indistintamente, che occorre dissociarsi da questi atti di violenza”. (S.L.) (Agenzia Fides 6/2/2006, righe 18, parole 273)


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