Colombo (Agenzia Fides) - Lo Sri Lanka è a un bivio: nelle elezioni presidenziali del 17 novembre i cittadini di quella che Marco Polo definì “l’isola più bella del mondo” sono chiamati alle urne (13 milioni gli elettori) per scegliere il nuovo capo di stato e decidere sul futuro del paese. Ma sul voto di domani si addensano ombre: la questione più importante, che lascia tuttora la nazione in una pericolosa fase di stallo politico, sociale ed economico. è quella della pacificazione del paese, ancora attraversato da dissidi etnici fra la maggioranza singalese e la minoranza tamil.
Dopo un conflitto armato durato oltre 20 anni, con conseguenze disastrose per l’immagine internazionale, il turismo, l’economia interna, il cessate-il-fuoco firmato nel 2002, che aveva fatto sperare in un autentico cammino di pace, ha invece tradito le aspettative della popolazione: le autorità politiche non sono riuscite a tradurre i buoni auspici in un reale processo di riconciliazione e a formulare un accordo definitivo con la minoranza tamil. A causa delle divisioni sullo status da assegnare all’area nordorientale del paese, la prospettiva di concedere alle aree tamil l’autonomia in un sistema federale non è stata realizzata.
Risultato di questa incertezza è stato il progressivo scetticismo nella possibilità reale della pace, la crescita della violenza, la sfiducia verso lo stato circolante fra i tamil che, nell’attuale tornata elettorale, hanno promosso l’astensionismo e dichiarato la propria diffidenza verso tutti i candidati in lizza. Tanto che numerosi osservatori temono una nuova esplosione del conflitto sociale, che metterebbe in ginocchio il paese.
A confrontarsi sulla scena politica sono due candidati favoriti: l’attuale primo Ministro Mahinda Rajapakse, del partito al governo “Sri Lanka Freedom Party”; e il leader dell’opposizione, Ranil Wickremesinghe, dello “United National Party”.
In vista delle elezioni, i Vescovi hanno lanciato un appello per eliminare il clima di conflitto e per un processo di pace che non escluda nessun soggetto politico. La Conferenza Episcopale ha esortato i fedeli a guardare i programmi dei candidati alla luce del bene comune, facendo anche attenzione a quanti difendono i diritti e le libertà delle minoranze etniche e religiose. “Il prossimo mandato presidenziale sarà determinante per condurre il paese sulla via della pace”, affermano. “Il Capo di stato- si legge nell’appello - dovrà impegnarsi in passi coraggiosi per cercare una soluzione a questa questione nazionale. Deve immediatamente finire il circolo vizioso della violenza che sta distruggendo i territori del Nord e dell'Est del paese e che sta mettendo in serio pericolo il già fragile accordo di cessate il fuoco”.
(PA) (Agenzia Fides 16/11/2005 righe 32 parole 387)