ASIA/LIBANO - Il Generale Aoun eletto Presidente. Padre Zgheib: ora la formula chiave è “neutralità positiva”

venerdì, 10 gennaio 2025 medio oriente   chiese orientali   politica   geopolitica   elezioni  

Beirut (Agenzia Fides) - Il Generale Joseph Aoun, Comandante dell'esercito libanese dal 2017, è stato eletto Presidente della Repubblica, carica rimasta vacante per più di due anni. Succede al suo omonimo Michel Aoun, anche lui con un passato da Generale negli anni della guerra civile libanese.
Joseph Aoun è il quarto Generale chiamato a ricoprire la carica di Capo della Nazione a partire dal 1990, dopo la fine della guerra civile.
La candidatura di Joseph Aoun – concordano gli analisti di geopolitica – è stata sostenuta a livello internazionale da Stati Uniti e Arabia Saudita. Prima del voto, erano arrivati a Beirut per incontri con leader politici libanesi sia l'inviato statunitense in Libano Amos Hochstein che l’inviato saudita Yazid bin Mohammed bin Fahd Al-Farhan.

Nelle recenti settimane, analisti e commentatori in Libano avevano continuato a accreditare come unico potenziale candidato alternativo al generale Aoun l’alto dirigente della Banca Mondiale Jihad Azour, con buone entrature nelle reti finanziarie internazionali.
L’ordinamento istituzionale libanese prevede che la carica di Presidente della Repubblica sia riservata a un cristiano appartenente alla Chiesa maronita.
Il nuovo Presidente è stato eletto giovedì 9 gennaio dai deputati del Parlamento di Beirut in seconda seduta, con una maggioranza di 99 voti su 128. Per la sua elezione, quando era sufficiente una maggioranza semplice di 65 voti, sono stati importanti anche i consensi dei parlamentari dei partiti politici sciiti Hezbollah e Amal, che nella prima votazione avevano lasciato cadere nelle urne almeno 30 schede bianche. Il sostegno al nuovo Presidente è arrivato in primis dalle Forze libanesi di Samir Geagea, mentre non lo ha appoggiato il Movimento Patriottico Libero, l’altro Partito di matrice cristiana, fondato da Michel Aoun, che negli ultimi anni aveva fatto parte della maggioranza di governo insieme a Hezbollah.
Joseph Aoun ha goduto di un certo gradimento popolare a partire dalle proteste iniziate nell’ ottobre 2019 che mettevano nel mirino l’intera nomenclatura politica libanese, rispetto alla quale la sua figura è stata presentata come “non collusa”. La sua cultura militare secondo alcuni analisti lo abilita a gestire la fase delicata iniziata con il cessate il fuoco in vigore dal 27 novembre scorso, dopo le operazioni militari israeliane in territorio libanese volte a colpire le basi e le strutture di Hezbollah. Tra le condizioni da adempiere per trasformare la tregua in fine delle ostilità c’è il ritiro delle milizie di Hezbollah oltre il fiume Litani, a distanza di 30 chilometri dal confine con Israele.
Le consultazioni per il nuovo governo cominciano la prossima settimana. Secondo le indiscrezioni circolanti sui media libanesi, i Partiti sciiti puntano a ottenere la guida del Ministero – cruciale - dell’economia.
“Guardando al presente e al futuro del Paese, il fatto rilevante è che la comunità internazionale è tornata a occuparsi del Libano. Ora c’è la possibilità di innescare processi per uscire dalla crisi, ma i giocatori presenti sullo scacchiere nazionale sono sempre gli stessi” sottolinea in una conversazione con l’agenzia Fides il sacerdote maronita Rouphael Zgheib, Direttore delle Pontificie Opere Missionarie libanesi e docente presso l’Université Saint Joseph dei Gesuiti. “C’è da augurarsi” aggiunge padre Zgheib “che l’evoluzione degli scenari internazionali aiuti il Libano a assestarsi in una condizione di ‘neutralità positiva’, come è stato da tempo suggerito e auspicato anche dal Patriarca Béchara Boutros Raï. Di ‘neutralità positiva’ ha parlato anche il nuovo Presidente. Mi sembra questa, adesso, la parola chiave”.

Riguardo al ruolo di Hezbollah e agli slogan dei commentatori occidentali che parlano del suo “smantellamento” provocato dalle offensive militari israeliane, padre Zgheib ritiene utile tener conto che il Partito sciita “non è solo un gruppo armato e non è una realtà importata dall’esterno, ha un radicamento popolare in Libano. E raggiungere un accordo sul disarmo delle milizie di Hezbollah è uno dei compiti difficili che il nuovo Generale Presidente si trova a dover affrontare”. (GV) (Agenzia Fides 10/1/2025)


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