ASIA/TERRA SANTA - Nel luogo dell'Assunzione di Maria, dove pregano cristiani e musulmani

mercoledì, 14 agosto 2024 terra santa  

di Fabio Beretta

Gerusalemme (Agenzia Fides) – Per i cristiani la data del 15 agosto non è una giornata di festa come le altre. Si celebra infatti l’Assunzione al Cielo di Maria, ovvero uno dei quattro dogmi mariani della Chiesa cattolica. Proclamato da Pio XII il 1 novembre del 1950, il dogma sull’Assunzione trova la sua origine nella Sacra Scrittura. E a Gerusalemme, ancora oggi, si possono vedere e “toccare” con mano alcuni elementi che quasi settantacinque anni fa portarono alla pubblicazione della Costituzione apostolica “Munificentissimus Deus”.

Nella Città Santa, come ricorda padre Claudio Bottini, professore emerito attivo presso la Facoltà di Scienze Bibliche e Archeologiche dello Studium Biblicum Franciscanum di Terra Santa, “la festa dell’Assunzione viene celebrata in due date diverse: i cristiani appartenenti alla Chiesa latina, quella di Roma, festeggiano la ricorrenza il 15 agosto secondo calendario abituale. Poi ci sono gli ortodossi, ma anche armeni, copti, siri che celebrano l’Assunta in un giorno diverso, secondo calendario giuliano”.

Per tutti i cristiani della Terra Santa, sottolinea il frate, quella dell’Assunzione è “la festa più sentita dopo la Pasqua. In queste giornate i credenti esprimono con liturgie e processioni il loro fervore e la loro fede”. In parte questa grande partecipazione è dovuta “al clima estivo che favorisce un gran numero di partecipanti. Ma – continua padre Bottini – a Gerusalemme, processioni così nutrite, che attirano l’attenzione di tutti, si vedono solo per i riti della Settimana Santa e per l’Assunta”.

Questi atti di devozione popolare si snodano attraverso le vie che collegano due punti della città, o meglio due chiese: quella detta della Dormitio Virginis, sul monte Sion, dove la comunità cristiana ritiene che la Madonna si sia “addormentata nel sonno della morte”; e quella della “tomba di Maria”, costruita nella zona cimiteriale della valle del Cedron, dove secondo la tradizione ebraica avverrà il giudizio universale.
“Gli scavi fatti negli anni ‘70 – ci racconta il frate – confermano la descrizione contenuta nei racconti della tradizione e in alcuni scritti popolari risalenti al II secolo d.C.”. Questi scavi iniziarono dopo un’alluvione che allagò completamente la chiesa costruita nel luogo dove, secondo la tradizione, c’era il sepolcro vuoto della Madonna, vicino al Getsemani. I danni provocati dalla natura costrinsero i greci ortodossi e gli armeni ortodossi, custodi del santuario, a smantellare tutte le sovrastrutture che nascondevano la tomba di Maria e a intraprendere lavori di restauro.

“Grazie all’ecumenismo fatto di gesti piccoli e silenziosi – spiega il professore –, gli ortodossi invitarono padre Bellarmino Bagatti, il decano degli archeologi francescani in Terra Santa, a visitare e a studiare la tomba e il complesso sepolcrale e architettonico che la circondano. Ma Bagatti non si limitò ad esaminare il monumento. Lo ‘rilesse’ con attenzione alla luce della letteratura antica sulla morte e la sepoltura della Madonna”.

Il Nuovo Testamento parla di Maria per l’ultima volta dopo l’Ascensione di Gesù presentandola circondata dagli Apostoli e dalla primitiva comunità cristiana (cfr. Atti 1, 14). “Nessun testo canonico – fa notare Bottini – ci dice come Maria trascorse gli ultimi anni e come lasciò la terra. Diversi scritti intitolati ciclo sulla Dormizione della Madonna, molto diffusi nel mondo cristiano, tramandano tutta una serie di informazioni che, passate al vaglio della critica storica e teologica, si rivelano di primissima importanza”. Questi testi sarebbero “tutti riconducibili a un documento originario, ad un prototipo giudeocristiano redatto intorno al II secolo nell’ambito della Chiesa Madre di Gerusalemme, per la commemorazione liturgica annuale presso la tomba della Vergine. Nella redazione della Dormizione attribuita all’Apostolo evangelista Giovanni, detto il Teologo, si legge: «...gli apostoli trasportarono la lettiga e deposero il suo corpo santo e prezioso in una tomba nuova del Getsemani». In un altro testo conservato in siriaco si trovano indicazioni topografiche ancora più precise: «Stamattina prendete la Signora Maria e andate fuori di Gerusalemme nella via che conduce al capo valle oltre il Monte degli Ulivi, ecco, vi sono tre grotte: una larga esterna, poi un’altra dentro e una piccola camera interna con un banco alzato di argilla nella parte di est. Andate e mettete la Benedetta su quel banco e mettetela lì e servitela finché io non ve lo dica»”.

Con la verifica dei fatti, padre Bagatti “ha dimostrato che l’accordo tra documento e monumento non poteva risultare maggiore. Effettivamente la tomba di Maria al Getsemani – fa notare il professore – è situata in una zona cimiteriale in uso nel I secolo. Essa corrisponde molto bene sia al tipo di tombe usate in Palestina in quel tempo, sia ai dati topografici indicati nelle differenti redazioni della Dormizione della Vergine, specialmente per ciò che riguarda la camera sepolcrale nuova e la sua posizione rispetto alle altre. Il fatto che si trovi accanto all’Orto degli Ulivi e alla Grotta dove Gesù era solito passare la notte (cfr. Giovanni 18, 2), fa pensare che l’anonimo discepolo proprietario della zona vi abbia accolto anche la sepoltura di Maria. La tomba, custodita e venerata dai giudeo-cristiani fin verso la fine del IV secolo, quando passò nelle mani dei gentilo-cristiani fu isolata dalle altre e racchiusa in una chiesa”.

Oggi, delle diverse chiese erette lungo i secoli sul luogo, “resta la cripta che attraverso un’ampia scala di quarantotto gradini conduce alla tomba per un dislivello di circa quindici metri rispetto alla strada. L’edicola che racchiude la cameretta funeraria con il banco roccioso ancora visibile è appena rischiarata dalla luce che filtra dall’esterno e dalle lampade ad olio. Nell’interno si respira l’atmosfera tipica delle chiese orientali caratterizzate dall’odore forte dell’incenso, dalle numerose immagini e dalle tante candele e lampade ad olio”.

“Chi visita questi luoghi dentro di sé sente qualcosa di particolare. Nell’accompagnare uomini di cultura o giornalisti in questi luoghi loro stessi si accorgono, anche se non credenti, di essere davanti a qualcosa di serio. Di conversioni vere e proprie non si può parlare ma tutti restano ammirati”, rivela Bottini.

Ma come i cattolici vivono la festa del 15 agosto? “Prima celebrano messa nella basilica del Getsemani, ai più conosciuta come Basilica delle Nazioni (la struttura moderna quest’anno celebra i cento anni dalla consacrazione). Poi in processione si va verso la chiesa della tomba, si scende nella cripta e si prega con canti e inni”. Agli occhi più attenti non sfugge che nella cripta dove è custodito il sepolcro vuoto vi è una nicchia: “La usavano e la usano i musulmani – spiega il professore –. Prima visitavano la tomba molti gruppi di religione islamica, ora lo fanno privatamente. Anche per loro Maria è una figura importante e la nicchia è orientata verso La Mecca”.

Anche i cristiani delle Chiese orientali vivono la festa in questo luogo: “Per otto giorni i cristiani orientali scendono ogni giorno nella cripta portando bambini, anziani e disabili. La tomba viene decorata con erbe aromatiche, come il basilico, e pregano davanti all’icona della Dormitio che di norma si trova nella basilica del Santo Sepolcro. L’icona viene portata solennemente in processione fino alla tomba e riportata al suo luogo sempre in processione. Ed è come una grande festa”.

Una festa che quest’anno, a causa della guerra che continua a lacerare la Terra Santa, “sarà in tono minore. Ma come in passato la festa si farà”, conclude padre Bottini . “Ho visto tante crisi in questo Paese. Tutto avviene su scala ridotta, ma non si annulla. La festa dell’Assunta la celebreremo come è stato per la Pasqua. Sono momenti tragici, ma si riesce a pregare con maggiore intensità. In queste celebrazioni più raccolte, come facciamo sempre, pregheremo per il ritorno dei pellegrini e soprattutto per le soluzioni di pace. Non solo in casa nostra ma anche per il mondo. E lo faremo due volte, vista la doppia data del calendario giuliano e quello gregoriano. Gli uomini sono capaci di cose atroci, ma qui c’è tanta gente di buona volontà che continua a credere, a sperare e a pregare per un mondo migliore. È un seme di speranza che sicuramente crescerà”. (Agenzia Fides 14/8/2024)


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