Juba (Agenzia Fides) - “Sebbene la nostra responsabilità primaria sia il Sud Sudan, non possiamo prendere le distanze dal nostro vicino Sudan.” E’ quanto i vescovi della nazione più giovane del mondo hanno espresso in merito alla guerra civile in corso (vedi Agenzia Fides 17/4/2023), scoppiata in Sudan lo scorso anno a causa dello scontro tra i vertici delle Forze armate sudanesi (SAF) e il gruppo paramilitare Rapid Support Forces (RSF), e di come il conflitto abbia gravemente danneggiato il paese fino alla quasi completa distruzione.
“Il tessuto della società sudanese è stato lacerato, la gente è traumatizzata e scioccata per il livello di violenza e odio” riportano i membri della Conferenza episcopale cattolica del Sudan e del Sud Sudan (SSSCBC) riuniti di recente in un incontro di 3 giorni a Juba.
Il conflitto, che secondo i leader della Chiesa ha causato orrendi crimini di guerra e violazioni dei diritti umani commessi da entrambe le parti, ha portato il popolo del Sudan a una vera catastrofe umanitaria, da qui l’appello dei presuli al popolo di Dio affinché offra sostegno attraverso la fornitura di “assistenza umanitaria, lavoro di advocacy per la pace, preparazione al ‘dopo guerra’ in termini di riconciliazione, riabilitazione, ricostruzione e guarigione dai traumi e, soprattutto, preghiera”.
“Finora non c’è la minima traccia per un dialogo di pace che possa portare speranza ai sudanesi. Credo che i nostri leader non siano pronti pace. Lotte e conflitti hanno il sopravvento”, hanno riferito i vescovi citando il vescovo Tombe Trille Kuku della diocesi di El Obeid che nel suo messaggio pastorale che ha dipinto un quadro dell'insensibilità delle parti interessate a permettere che la pace regni in Sudan, ma che invece stanno alimentando la guerra che porta a ulteriori sofferenze per la popolazione.
“È giunto il momento per loro di pensare al popolo e alla nazione - proseguono. Più aumentano i combattimenti, più le persone si disperdono e cresce l’odio tra i vari gruppi etnici sudanesi. Inginocchiarsi per pregare e ascoltare la voce di Dio e la voce della gente, dei bambini, delle donne che piangono per la pace, e anche il sangue che piange sulla terra di persone innocenti che sono morte a causa del fuoco incrociato. Tornate a dialogare come figli di un’unica madre e di un unico padre”.
Infine, i vescovi della SSSCBC riprendendo il recente appello che Papa Francesco aveva rivolto dopo la recita dell’Angelus, nella Solennità del Corpus Domini, in Piazza San Pietro, hanno invitato tutte le parti a deporre le armi e ad avviare negoziati di pace significativi mentre condannano l’uccisione, gli stupri e i saccheggi di civili e chiedono la responsabilità dei crimini.
(AP) (Agenzia Fides 23/7/2024)