ASIA/TERRA SANTA - Nazareth, il Campo estivo dei melchiti ai bordi della guerra

lunedì, 15 luglio 2024 medio oriente   chiese orientali   gerusalemme   giovani   guerre   aree di crisi  

di Chiara Dommarco
Nazareth (Agenzia Fides) – “La pace è la nostra speranza”. È questo il titolo chiaro ed eloquente che ha dato il via al primo weekend, appena conclusosi, del Campo estivo organizzato dai sacerdoti della parrocchia della Chiesa greco-cattolica melchita di Nazareth e realizzato con il sostegno di alcuni amici italiani.
Per un mese, da metà luglio a metà agosto, tutti i sabati e le domeniche, oltre 50 bambini e giovani, tra i 6 e i 25 anni, assieme ad alcuni animatori, vivranno momenti di gioco, incontro e preghiera, provando ad attraversare e superare insieme un’estate in cui il conflitto tocca le loro vite da vicino.
L’archimandrita Simaan Jaraisi, viceparroco della comunità melchita di Nazareth, ha descritto icasticamente all’Agenzia Fides la precarietà che intesse la quotidianità dei nazareni in questi mesi: “A nord le sirene suonano di continuo e al centro gli aerei si alzano in volo in direzione nord e sud. Non sapere cosa accadrà non domani, ma tra un’ora genera sentimenti di forte sconforto e tristezza: il futuro è per noi sconosciuto e buio. Abbiamo bisogno di tutto, sia di beni materiali che spirituali”.
Tra le tante attività previste durante i weekend del campo estivo ci sono calcio, basket ed altri giochi all’aperto, ma anche momenti di incontro e di preghiera nelle sale a disposizione presso il complesso parrocchiale.
Se l’evolvere degli eventi lo consentirà, padre Simaan e i suoi confratelli vorrebbero includere nel programma del campo estivo una veglia di preghiera nella Basilica del Santo Sepolcro ed eventualmente anche una visita ad altri Luoghi Santi di Gerusalemme: percorrere i 145 km che separano Nazareth dalla Città Santa potrebbe non essere possibile, ma sarebbe anche l’unica occasione per la maggior parte dei ragazzi di poter uscire dalla propria città dopo tanti mesi.
La guerra scoppiata lo scorso ottobre ha accentuato nei territori israeliani il fenomeno dell’emigrazione dei cristiani arabi dal Medio Oriente. Secondo i dati pubblicati nel dicembre 2023 dall’Ufficio centrale di statistica israeliano, che riflettono la situazione precedente al conflitto, i cristiani rappresentano circa l’1,9% della popolazione nello Stato d’Israele. A Nazareth, la più grande città araba nel nord del Paese, sono presenti circa 20.800 cristiani arabi, su un totale di quasi 78.000 abitanti. Tuttavia, attualmente non è possibile avere contezza di come e di quanto questi numeri siano cambiati dopo lo scorso ottobre. “Non sappiamo di preciso quanti cristiani ci siano ora in città – afferma l’archimandrita melchita −, dato che da anni il numero dei cristiani a Nazareth è in diminuzione per diversi motivi: abbiamo alle spalle una storia difficile, metter su famiglia costa tanto, il lavoro non è mai stato facile da trovare. La maggior parte dei cristiani della città si trasferisce in Australia, Stati Uniti e Canada. Con quest’ultima guerra il fenomeno è aumentato, anche perché trovare lavoro è diventato ancora più difficile e i costi dei beni di prima necessità sono aumentati esponenzialmente”.
I greco-cattolici melchiti hanno sempre rappresentato la componente maggioritaria dei cristiani cattolici presenti in città e, stando alle ultime stime antecedenti alla guerra, alla parrocchia dove presta servizio padre Simaan facevano riferimento approssimativamente 10 mila battezzati.
La Chiesa greco-cattolica melchita segue il rito bizantino, ma utilizza prevalentemente nelle liturgie la lingua araba. L’arcidiocesi greco-cattolica melchita di Akka (Acri), con giurisdizione anche su Nazareth, è retta dal 2019 dall’arcivescovo Youssef Matta e conta circa 78.000 fedeli e 35 parrocchie.
“La cosa per me più difficile da comprendere e accettare − conclude l’archimandrita − è che, dopo secoli di guerre, compresi gli orrori del Novecento, il mondo non riesca a mettere fine all’ennesima guerra. Questo per me è incomprensibile. Non capisco il perché di tutta questa sofferenza e questa morte, prego solo il Signore affinché la pace arrivi nei cuori di chi ha potere e di tutti noi”. (Agenzia Fides 15/7/2024)


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