Harbin (Agenzia Fides) – I giorni di festa del Capodanno cinese proseguono. Ma i parenti cominciano a salutarsi, e pian piano si comincia a ritornare alle occupazioni ordinarie. Per tanti, nelle ultime settimane, momenti di allegria e dimenticanza si sono intrecciati col pensiero preoccupato per ciò che si è vissuto nell’ultima impennata della pandemia, e con la memoria dolente dei tanti anziani portati via dal Covid-19. In tante città, i fiori più venduti nei giorni di festa sono stati i crisantemi, i fiori per i defunti.
Nelle comunità cattoliche cinesi sparse per tutto il Paese, i gesti più semplici della fede hanno mantenuto desta e viva la coscienza di tanti davanti alla realtà, preservandoli dai meccanismi sociali di rimozione artificiosa del dolore. Nelle messe si sono commemorati i defunti, e la fede delle comunità non ha nascosto ma abbracciato le sofferenze fisiche e spirituali attraversate dal popolo cinese negli ultimi tre anni.
Un segno eloquente e pubblico di come la fede degli apostoli può illuminare il cammino dei cattolici cinesi in questo tempo affaticato è la lettera pastorale diffusa all’inizio del nuovo anno da don Giuseppe Zhao Hongchun, Amministratore apostolico di di Harbin, capoluogo della provincia di Heilongjiang, nel nordest della Cina continentale. Un testo condiviso per suggerire a tutti che la fede in Cristo può confortare i cuori e illuminare il cammino anche in un contesto temporale in cui tanti vivono sofferenze e difficoltà per le conseguenze della pandemia.
Don Zhao già due anni fa aveva scritto una lettera pastorale per offrire spunti di discernimento cristiano davanti all’esplosione della pandemia. Nel nuovo messaggio, padre Zhao rimarca fin nel titolo che la cura della propria salute e l’attenzione a preservarla dall’aggressione delle patologie non esprime un atteggiamento di calcolo egoista, perché per ogni cristiano “La buona salute è un dono da mettere al servizio degli altri, per amore di Dio”.
La lettera dell’Amministratore apostolico di Harbin si articola intorno a tre passi tratti dalla Sacra Scrittura, per far emergere che solo nella fede si può stendere la mano e chiedere che Gesù dia forza e consolazione per continuare il cammino della vita e attraversare il tempo della prova. “Il timore di Dio” scrive don Zhao riportando un versetto del Libro dei Proverbi “è inizio della Sapienza, la scienza del Santo è intelligenza”. Nel tempo della pandemia, solo rimanendo vicini a Gesù non ci si perde, e Lui aiuta a camminare senza cercare di stordirsi per dimenticare e uscire dalla realtà.
Il secondo brano offerto come spunto di conforto da padre Zhao è la frase in cui San Paolo, nella Lettera ai Colossesi, scrive di completare nella sua carne “quello che manca ai patimenti di Cristo” (Col 1, 24). Questo – chiarisce l’Amministratore apostolico di Harbin – “non vuol dire che la sofferenza di Cristo per la salvezza del mondo non sia sufficiente, ma che il mistero di redenzione compiuto attraverso il santissimo Corpo di Cristo continua a operare in noi”. Per questo noi possiamo affrontare con letizia “tutto ciò che accade nella nostra vita” visto che “tutto concorre al bene di coloro che amano Dio”.
Inoltre – prosegue la Lettera di padre Zhao, riportando un versetto ripreso dal Vangelo di Matteo - “Dio preferisce la Misericordia al sacrificio” (Mt 9, 13). E chi assapora la sua misericordia “può entrare in comunione con Lui e godere della Sua vita divina”. L’esperienza della misericordia del Signore libera dal rischio di “vivere una religiosità di facciata”, e permette di praticare “i nuovi comandamenti di Gesù”, come riflesso della Sua carità operante in noi. La fede degli Apostoli – rimarca don Zhao “è così semplice, come ricevere la vita dall’amore di Dio e donarla agli altri”.
La lettera dell’Amministratore apostolico di Harbin riporta anche un passaggio del Messaggio di Papa Francesco per la Giornata mondiale della pace 2023, applicandolo alla situazione locale: “Di certo, avendo toccato con mano la fragilità che contraddistingue la realtà umana e la nostra esistenza personale, possiamo dire che la più grande lezione che il Covid-19 ci lascia in eredità è la consapevolezza che abbiamo tutti bisogno gli uni degli altri, che il nostro tesoro più grande, seppure anche più fragile, è la fratellanza umana, fondata sulla comune figliolanza divina, e che nessuno può salvarsi da solo”. Don Giuseppe Zhao invita fratelli e sorelle della comunità cattolica locale a andare incontro al nuovo anno, ancora segnato da tribolazioni a causa della pandemia, facendo tesoro delle parole di Gesù nel Vangelo di Matteo: “Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta. Non affannatevi dunque per il domani, perché il domani avrà già le sue inquietudini. A ciascun giorno basta la sua pena”(Mt 6, 33-34). (NZ) (Agenzia Fides 26/1/2023)