AFRICA/ETIOPIA - 11 febbraio 2022: la Prefettura Apostolica di Robe celebra il decimo anniversario e il Primo Sinodo

venerdì, 11 febbraio 2022

EC

Robe (Agenzia Fides) – “La Chiesa ha una porta, che serve sia per entrare che per uscire. Ogni cattolico è libero di entrare o di uscire. La sequela è una scelta di libertà, non una costrizione. Ho sempre voluto insegnarvi la libertà che abbiamo ricevuto in Cristo. Liberi di corrispondere al suo amore e vivere da veri figli di Dio e tragicamente liberi di rifiutarlo.”
Si tratta del messaggio conclusivo del primo Sinodo della Prefettura Apostolica di Robe che il Prefetto, p. Angelo Antolini, ofm cap., ha inviato ai fedeli che vi hanno preso parte dal Natale Etiopico, che corrisponde al 7 gennaio 2021, fino alla data odierna. L’evento si è svolto in coincidenza con le celebrazioni del decimo anniversario dell’erezione della Prefettura Apostolica (vedi Agenzia Fides 13/02/2012).
Nella nota pervenuta all’Agenzia Fides p. Antolini spiega di essere stato ispirato dallo Spirito Santo. “All’inizio dell’anno 2020 quando la pandemia del Covid 19 ha coinvolto il mondo e causato drammi e disagi che perdurano ho sentito forte l’invito alla convocazione di questo primo Sinodo – scrive. Per vari mesi non ci siamo più incontrati per la liturgia e neppure per la Pasqua. Sentivo il bisogno di essere aiutato da tutti i fedeli nel discernimento di altri segni, come le condizioni politiche incerte, la crisi economica e i cambiamenti climatici che stanno causando carestia in varie parti della nazione.”
“La pandemia di Covid 19, - prosegue il Prefetto Apostolico - ci ha prostrato, ma ci ha anche insegnato molto, ci ha aiutato a capire la fragilità del nostro mondo che crede di essere onnipotente. Ci ha fatto più umili e ci ha aiutato a vivere di più la precarietà della fede. Da quanto imparato da questo tempo di ‘grazia’, ora dobbiamo cercare di approfondire la preparazione biblica, la familiarità con la preghiera personale, le celebrazioni comunitarie in famiglia e nel quartiere. La pandemia ci ha insegnato anche una migliore gestione economica.”
Proseguendo tra gli stralci della lettera, p. Antolini fa un quadro sull’attuale composizione della Prefettura. “La Chiesa Cattolica della Prefettura di Robe, che contiene al suo interno fedeli di diverse lingue ed etnie, vuole essere segno di comunione nell'accoglienza di tutti i popoli. La nuova fraternità dei Cappuccini a Kofale con le Sorelle Francescane Missionarie di Cristo, i missionari di Padova ad Adaba, i missionari di Villaregia a Robe, e le Missionarie della Carità a Goba, hanno dato alla Prefettura una nuova vita e la possibilità di intraprendere finalmente la sfida di prima evangelizzazione nel popolo Somalo a Gode, dove, grazie a una sorella e due giovani missionari etiopici è presente già la Chiesa Cattolica (vedi Agenzia Fides 13/11/2021).”
Il Prefetto Apostolico rimarca le condizioni dei cattolici della Prefettura, “vogliono essere poveri aggrappati a Dio solo, sono parte viva della società, ne condividono le ansie, le aspirazioni, le pene, le gioie, le ferite. Vivono e sono parte integrante della realtà sociale, economica, politica, con amore, rispetto, ammirazione, senso critico e profetico.”
A dieci anni dall’erezione della Prefettura Apostolica di Robe, che p. Angelo definisce ‘Chiesa in embrione ma Chiesa autentica’, il prefetto rimarca il concetto di Parrocchia. “Non intendiamo solo la Comunità formata dalle poche decine di pre-catecumeni, catecumeni e battezzati, ma tutte le donne e gli uomini che vivono in quel determinato territorio, città, villaggio, area o regione. In particolare, coloro che usufruiscono dei nostri servizi sociali: i nostri stretti collaboratori nelle attività sociali, gli alunni e le famiglie dei nostri alunni degli asili e delle scuole, tutto il personale scolastico, le donne ed il personale delle attività di promozione femminile, malati e tutto il personale delle nostre strutture sanitarie, a prescindere dalla loro religione, appartengono alle nostre cure pastorali e sono parte della cosiddetta ‘Parrocchia’.”
“Nell’opera comune di prima evangelizzazione, le Comunità missionarie e i fedeli laici, nei rispettivi carismi, hanno uguale dignità e responsabilità. L’integrazione delle loro diverse culture è una ricchezza del nostro essere Cattolici. Abbiamo pregato per più di un anno tutti giorni per scelte coraggiose, attenti ai segni dei tempi. Che lo Spirito Santo ora ci aiuti tutti, nei diversi stati di vita, personalmente e nelle Comunità, perché possiamo essere più docili e pronti a rinnovarci quotidianamente e deciderci a intraprendere strade nuove, sconosciute, impreviste, quelle del Padre che conducono alla croce e al sepolcro vuoto” – conclude il Prefetto Apostolico.
(AA/AP) (Agenzia Fides 11/2/2022)

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