Yangon (Agenzia Fides) - E' stato il Cardinale Charles Maung Bo, Arcivescovo di Yangon, a chiedere alla compagnia di social network "Twitter" di rimuove un account indebitamente a lui attribuito e recante il suo nome. Lo conferma all'Agenzia Fides la segreteria del Cardinale, che già il 10 febbraio aveva pubblicamente annunciato sulla pagina Facebook della Conferenza Episcopale cattolica del Myanmar e su quella dell'Arcidiocesi di Yangon di "non avere e non gestire alcun account Facebook o Twitter". Come confermato a Fides, nessuno dei post pubblicati era da attribuire al Cardinale. Non è stato possibile, finora, rintracciare, secondo le informazioni ricevuta da Fides, chi fosse dietro e chi operasse nell'account posto a nome del Cardinale, ripreso dai mass-media di tutto il mondo per i post sulla crisi birmana.
Non è stato, dunque il governo della giunta militare a oscurare l'account Twitter del Cardinale, come hanno riferito alcune fonti di stampa , ma lo stesso Cardinale a inviare una richiesta di rimozione, accolta ed eseguita dalla compagnia.
Come appreso da Fides, in questa fase delicata della crisi politica post golpe, il Cardinale Bo risiede a Yangon e non sta rilasciando dichiarazioni pubbliche, se non quelle date ai fedeli nelle omelie delle domeniche di Quaresima .
Nell'ultimo messaggio rivolto ai fedeli, il Cardinale ha detto che "un nuovo Myanmar è possibile, una nazione senza conflitti è possibile, se questa nazione si trasfigura nella gloria che merita. Rendiamo la pace il nostro destino, non il conflitto. Le armi sono inutili. Bisogna riarmarsi con la riconciliazione e il dialogo". Il Porporato ha ribadito che "la pace è l'unica via; la pace è possibile. Papa Francesco ha chiesto la risoluzione di tutti i conflitti attraverso il dialogo. Chi vuole il conflitto non augura il bene a questa nazione".
Il suggerimento dato dalla Conferenza episcopale cattolica a tutto il personale ecclesiastico è quello di non coinvolgersi direttamente nella protesta di piazza. Numerosi preti, religiosi e suore, pur seguendo questa indicazione, si sono attivati come mediatori per le strade, cercando di fermare le violenze, per salvare le vite umane dei giovani che protestavano pacificamente, nelle fasi di dura repressione della polizia..
(PA) (Agenzia Fides 10/3/2021)