Consolata
Roma (Agenzia Fides) – “Forse sembrerà difficile da credere, ma oggi ci sono più martiri che nei primi secoli. Sono perseguitati perché dicono la verità e annunciano Gesù Cristo a questa società…in particolare dove la libertà religiosa non viene garantita, ma anche in paesi che in teoria e sulla carta tutelano la libertà e i diritti umani”. Sono parole di Papa Francesco che commentano l’intenzione di preghiera di questo mese di marzo, dedicata ai cristiani perseguitati, affidata alla Rete mondiale di preghiera. In questo contesto, il 24 marzo si celebrerà la 27.ma Giornata di preghiera e digiuno in memoria dei missionari martiri.
Secondo i dati in possesso dell’Agenzia Fides, nel decennio 1980-1989 hanno perso la vita in modo violento 115 missionari. Il quadro riassuntivo degli anni 1990-2000 presenta un totale di 604 missionari uccisi, in cui spicca il genocidio del Rwanda (1994) che ha provocato almeno 248 vittime tra il personale ecclesiastico. Negli anni 2001-2017 il totale degli operatori pastorali uccisi è di 416. Nel corso dell’anno 2018 sono stati uccisi nel mondo 40 missionari, quasi il doppio rispetto ai 23 dell’anno precedente, e si tratta per la maggior parte di sacerdoti: 35. Dopo otto anni consecutivi in cui il numero più elevato di missionari uccisi era stato registrato in America, nel 2018 è l’Africa ad essere al primo posto di questa tragica classifica. Secondo i dati raccolti dall’Agenzia Fides, nel 2018 sono stati uccisi 40 missionari: 35 sacerdoti, 1 seminarista, 4 laici. In Africa sono stati uccisi 19 sacerdoti, 1 seminarista e 1 laica (21); in America sono stati uccisi 12 sacerdoti e 3 laici (15); in Asia sono stati uccisi 3 sacerdoti (3); in Europa è stato ucciso 1 sacerdote (1).
Anche in questi primi mesi dell’anno 2019 sono già 5 i sacerdoti uccisi: p. Nicolas Ratodisoa, aggredito il 9 febbraio da alcuni banditi sulla strada per Mahitsy, in Madagascar, mentre stava rientrando dopo aver portato l’Eucarestia ad un malato, è morto il 14 febbraio; il salesiano spagnolo p. Antonio César Fernández Fernández, ucciso il 15 febbraio nel corso di un attacco jihadista a quaranta chilometri dal confine meridionale del Burkina Faso; il 18 febbraio, a sud della capitale colombiana Bogotà, è stato assassinato il sacerdote Carlos Ernesto Jaramillo, che si dedicava ad assistere i profughi venezuelani; un cappuccino di nazionalità centrafricana è stato ucciso in Camerun tra il 19 e il 20 marzo mentre rientrava nella sua fraternità in Ciad dopo aver animato un corso di formazione per i sacerdoti; negli stessi giorni è stato ritrovato il corpo di don Clement Rapuluchukwu Ugwu, sacerdote nigeriano rapito una settimana prima nello stato di Enugu.
Per alcuni dei tanti missionari uccisi, viene il riconoscimento ufficiale della Chiesa, che li propone come esempi di vita e di abnegazione. Il 7 marzo si è aperta a Palermo, Italia, l’inchiesta diocesana sul martirio del sacerdote Giovanni Sidoti, Vicario apostolico del Giappone, e di due fedeli laici giapponesi, uccisi in odio alla fede nell’odierna Tokyo, nel 1715. Il 9 marzo si è invece conclusa a Rouen, Francia, la fase diocesana della causa di beatificazione di Don Jacques Hamel, che venne ucciso il 26 luglio 2016 mentre stava celebrando la Messa nella chiesa di Saint Etienne du Rouvray, in Normandia, da due uomini militanti del sedicente Stato islamico, che lo sgozzarono sull’altare.
E’ stato riconosciuto il 19 marzo il martirio di Alfredo Cremonesi, sacerdote del Pontificio Istituto per le Missioni Estere (PIME), ucciso in odio alla fede in Myanmar, dove aveva trascorso 28 anni di missione, il 7 febbraio 1953, dai soldati governativi. Sabato 27 aprile, nel giorno della festa di Santo Toribio de Mogrovejo, patrono dei Vescovi latinoamericani, saranno beatificati a La Rioja, in Argentina, Mons. Enrique Angelelli, Vescovo di La Rioja, i sacerdoti Carlos Murias ofm, e Gabriel Longueville, ed il laico Wenceslao Pedernera, tutti uccisi in odio alla fede nell’estate 1976 a pochi giorni di distanza uno dall’altro. (SL) (Agenzia Fides 22/3/2019)