Roma (Agenzia Fides) – Per comprendere e fermare il conflitto in atto in Siria “occorre riconoscere e chiamare per nome i reali interessi in gioco, a livello locale, regionale e internazionale, che non corrispondono agli interessi del popolo siriano”. Questa è la pista suggerita come chiave interpretativa della crisi siriana dai Superiori Provinciali dei Gesuiti del Medio Oriente e dell'Europa, riunitisi a Roma venerdì 25 ottobre per un confronto sulle convulsioni che agitano la regione mediorientale. Nel comunicato finale, pervenuto all'Agenzia Fides, i provinciali Gesuiti si soffermano in particolare sul traffico di armi come fattore di scatenamento e alimentazione delle guerre e delle azioni terroristiche sofferte dai popoli mediorientali: “Noi” scrivono i religiosi in riferimento alla situazione siriana “facciamo appello che cessi il rifornimento e la vendita di armi a tutte le parti in conflitto”. Il messaggio finale dell'incontro si sofferma anche sulla condizione delle comunità cristiane autoctone, presenti in Siria fin dai primi tempi del cristianesimo. Secondo i gesuiti non sono tollerabili “le soluzioni che prevedono l'esilio di queste comunità”. (GV) (Agenzia Fides 29/10/2013).