Banmaw (Agenzia Fides) – Le azioni belliche dell’esercito birmano si intensificano nel Nord del Myanmar, nello stato abitato dalla minoranza etnica kachin: la Caritas e le poche organizzazioni di solidarietà sul territorio lanciano, tramite Fides, l’allarme sulla crisi umanitaria, data la crescente ondata di profughi. “Proprio oggi sono arrivate nuove famiglie nei campi profughi e nei complessi delle chiese, aperti all’accoglienza degli sfollati. Vengono dalle aree di confine. Raccontano che il conflitto a fuoco e i bombardamenti sono feroci” riferisce all’Agenzia Fides un operatore della Caritas della diocesi di Banmaw, una delle due diocesi cattoliche (insieme a quella di Myitkyina) che abbraccia il territorio kachin. La Chiesa locale profonde ogni sforzo possibile per l’accoglienza (vedi Fides 30/4/2012).
Anche l’Ong “Christian Solidarity Worldwide (CSW), in un nota inviata a Fides, informa di aver ricevuto ben 126 segnalazioni sugli scontri in corso fra tra esercito birmano e “Kachin Independence Army” (KIA). Il conflitto va avanti sebbene il presidente Thein Sein abbia ordinato già il 10 dicembre scorso all'esercito birmano di fermare la sua offensiva, che ha generato finora ben 70mila sfollati, mentre le strutture di accoglienza sono allo stremo. I militari, rimarca CSW, sono accusati di ferocia verso i civili e di compiere gravi violazioni dei diritti umani come stupri, torture e uccisioni.
Nei giorni scorsi il Segretario Generale delle Nazioni Unite Ban Ki Moon, visitando il Myanmar, ha promesso l’assistenza dell’Onu al governo birmano per stipulare un accordo di pace affermando: “La situazione nello stato Kachin è in contrasto con la positiva conclusione degli accordi per il cessate il fuoco con tutti gli altri gruppi etnici. Al popolo Kachin non dovrebbe più essere negata la possibilità che un cessate il fuoco e un accordo politico possano portare pace e sviluppo”. Ban Ki Mon ha chiesto l'accesso agli aiuti umanitari nella zona kachin.
Come pre requisiti per i colloqui di pace, i kachin chiedono la fine delle operazioni militari dell'esercito birmano, il ritiro delle truppe, lo stop agli abusi sui civili, il ritorno degli sfollati ai loro villaggi. (PA) (Agenzia Fides 10/5/2012)