ASIA/PAKISTAN - Il missionario premiato: “Il cristianesimo è componente fondamentale nell’identità nazionale”

sabato, 21 aprile 2012

Karachi (Agenzia Fides) – E’ un missionario ormai “adottato” dal Pakistan: p. Robert McCulloch, australiano, della Società di San Colombano per le Missioni estere, dopo oltre 30 anni di servizio nel paese, soprattutto nel settore dell’assistenza sanitaria, ha ricevuto la maggiore onorificenza civile esistente nella nazione: il “Sitara-e-Quaid-e-Azam”, conferito anche a una religiosa, Sr. Berchmans Conway. L’onorificenza gli consente di avere un “visto permanente”, segno di grande fiducia che il Pakistan ha verso di lui. Oggi p. Robert, Procuratore Generale della sua congregazione, utilizza le sue competenze per aiutare nella traduzione del Catechismo del Chiesa cattolica in urdu, che sarà pubblicato dalla Conferenza Episcopale in occasione dell’Anno della Fede. Padre McCulloch ha rilasciato all’Agenzia Fides la seguente intervista.

Dopo oltre metà della sua vita in Pakistan, come vede la presenza della Chiesa nella nazione?

Il cristianesimo è presente nel sub-continente indiano da quasi duemila anni, prima dell'arrivo dell'Islam e prima della comparsa della religione sikh. La Chiesa cattolica è parte costitutiva della realtà multi-religiosa, etnica e linguistica da cui la nuova nazione del Pakistan è emersa, il 14 agosto 1947. La Chiesa cattolica non è “un’intrusa”, non è affatto un elemento estraneo nella realtà politica, culturale e religioso del Pakistan.

Può darci alcune cifre e una sua valutazione sulla Chiesa?

La Chiesa è una realtà fiorente: vi sono 3, 5 milioni di cattolici in Pakistan e 1,5 milioni di cristiani di altre denominazioni, cinque milioni in tutto. Non molti, si potrebbe dire, in una popolazione totale di 175 milioni: ma sono più della popolazione della Nuova Zelanda o dell’Irlanda. Sei dei sette Vescovi delle diocesi sono pakistani. Oltre il 95% dei sacerdoti e delle religiose sono pakistani. Ci sono 127 giovani pakistani che si preparano a diventare sacerdoti cattolici nei due seminari maggiori a Karachi e a Lahore.

Come vivono i fedeli la loro identità di cristiani e di pakistani?

I cristiani pakistani sono orgogliosi della loro identità religiosa come appartenenti alla fraternità dei credenti, alla Chiesa universale e si sentono uniti a Papa Benedetto XVI. Ma, insieme, sentono forte la loro appartenenza alla nazione del Pakistan. Sono due facce della stessa medaglia oppure, come dice il proverbio urdu, “non si può applaudire con una mano sola”.

Qual è, a suo parere, la reale identità nazionale del Pakistan?

Parlando di identità, credo che il Pakistan sia attualmente una nazione che lotta per stabilire la propria identità. Dal 1947 la questione identitaria è stata vissute nei termini di “non indù”. Un processo complicato dall’indipendenza del Pakistan orientale, l’odierno Bangladesh, nel 1971. In seguito, soprattutto durante l'era del dittatore Zia ul Haq, ci fu una svolta politica verso l’Arabia Saudita e l’islam. Tuttavia, la realtà effettiva del Pakistan, la sua diversità nelle religioni, culture, lingue ed etnie, è la fonte e la manifestazione della sua identità plurale. E’ questa l’idea primaria del fondatore del Pakistan, Muhammad Ali Jinnnah, il Quaid-e-Azam, quando ha tracciato l'identità della nazione. Nel celebre discorso del 14 agosto 1947, Jinnah invitò il popolo all’unità nell'essere pakistani, senza differenza o distinzione di credo e senza discriminazioni.

Quali sono le sfide maggiori del paese oggi?

Oggi una ideologia religiosa, restrittiva e radicale, sta minando l'identità del Pakistan e attaccando il ruolo e dei cristiani in Pakistan. Un esempio è la legge sulla blasfemia, istituita nel 1986 come strumento di manipolazione politica da un dittatore militare che ha usato l'islam per i suoi scopi. In secondo luogo, il processo di “islamizzazione” rende le persone, siano cristiane, indù, sciiti o sunniti, vittime nel loro stesso paese. In terzo luogo, i cristiani pakistani, che sono qui fin dalla partition con l’India nel 1947, ora sono vittime di quanti si arrogano il diritto di decidere chi è un vero cittadino pakistano e chi non lo è. In quarto luogo, ci sono i noti tentativi di bande armate terroriste che cercano di introdurre un regno del terrore in Pakistan in nome della religione.

Come reagisce la società civile?

I pakistani stanno iniziando ad alzare la voce contro questa agenda di intimidazione e di esclusione che è essenzialmente un nuovo sistema di apartheid, basato sulla differenza religiosa. Alcuni leader significativi sono stati martirizzati in Pakistan negli ultimi diciotto mesi, proprio a causa della difesa della visione di Muhammad Ali Jinnah, per un Pakistan democratico, rispettoso dei diritti e inclusivo. Ricordiamo il governatore del Punjab, Salman Taseer, un musulmano, e il ministro federale per le minoranze, Shahbaz Bhatti, cattolico.

La Chiesa contribuisce a creare l’identità nazionale?

La Chiesa offre un grande contributo, religioso e sociale, al Pakistan. Il governo lo ha recentemente riconosciuto con la concessione dell’onorificenza “Sitara-e-Quaid-e-Azam” per me e per Sr. Berchmans Conway. Oggi la Chiesa cattolica ha un ruolo speciale nello sfidare la popolazione e i leader politici sull’impegno per l'inclusione religiosa e culturale, per l'armonia e la convivenza nella diversità, che è l’autentico tratto distintivo del Pakistan. (PA) (Agenzia Fides 21/4/2012)


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