ASIA/PAKISTAN - Ancora lunga la strada per tutelare le donne pakistane da ogni tipo di violenza e discriminazione

mercoledì, 4 aprile 2012

Islamabad (Agenzia Fides) – Le donne pakistane hanno subito nella storia, e subiscono tuttora, discriminazioni di genere, sono ad alto rischio di stupri e di morti brutali. Incidenti di questa natura abbondano nel paese. E’ quanto riferisce all’Agenzia Fides padre Mushtaq Anjum, Camilliano (MI) pakistano. Caso esemplare, continua padre Mushtaq, è quello di Mukhtar Mai, simbolo di molte donne che vengono stuprate. La donna ruppe il silenzio diventando così una icona della lotta per i diritti della donna in Pakistan. Nella cultura pakistana, il concetto di supremazia dell’uomo sulla donna è ben radicato. Le donne e il loro “onore” (izaat) sono spesso considerate proprietà personale dell’uomo, racconta padre Mushtaq Anjum. La violenza domestica, fenomeno molto diffuso, non è considerata un crimine quanto piuttosto un “affare privato di famiglia”, inoltre, non è ritenuto un problema abbastanza serio da essere preso in considerazione dal sistema giudiziario.
Secondo l’Human Rights Commission of Pakistan (HRCP), nel 2009 sono state uccise 647 donne “in nome dell’onore”, oltre il 13% in più rispetto alle 574 del 2008. Per oltre un secolo nel mondo islamico, continua il sacerdote camilliano, il problema dell’abbigliamento o del comportamento femminile è stato argomento esplosivo nelle discussioni maschili. E questo tipo di discorsi vengono affrontati ancora oggi. L’uxoricidio, il rogo della donna, gli sfregi inferti con l’acido, le percosse e le minacce, rientrano nel quadro delle violenze domestiche. In Pakistan si registra una media di oltre 4 casi locali ogni settimana di donne bruciate vive, 3 su 4 con conseguente morte. Nella sola Islamabad, si ritiene che 4 mila donne siano state date alle fiamme. Delitti d’onore, rapimenti, torture restano piaghe allarmanti e i carnefici rimangono prevalentemente impuniti. Inoltre le aggressioni fisiche contro le donne non vengono perseguite se effettuate da membri della famiglia di sesso maschile, come pure gli omicidi o i tentati omicidi in famiglia.
Padre Mushtaq ricorda un altro caso, quello di Hamida Bibi, sospettata del “reato” di essersi innamorata, che è stata pubblicamente umiliata facendola ballare nuda, come fosse una prostituta, alla presenza dei membri della sua famiglia. E’ stata poi arsa viva dal suo stesso padre. “Il Pakistan - conclude padre Mushtaq - è uno dei paesi più pericolosi al mondo per le donne, che molto spesso non hanno alcuna voce. Solo pochissime di quelle che riescono a studiare possono affrontare gli altri, ma fino ad un certo punto. Il paese ha bisogno di misure di sicurezza molto severe in grado di tutelare le donne da ogni tipo di violenza commessa contro di loro. Lo stato di diritto dovrebbe essere in grado di proteggerle”. (AP) (4/4/2012 Agenzia Fides)


Condividi: