AMERICA/MESSICO - La gente di Tarahumara è affamata: corruzione dei funzionari o disastro naturale?

martedì, 21 febbraio 2012

Tarahumara (Agenzia Fides) – Il disboscamento illegale e l'inquinamento dei fiumi sono alcuni danni provocati dalla "corruzione" e dall’ "immoralità" delle autorità, i cui effetti hanno causato la fame nella Sierra Tarahumara: lo si legge nell'editoriale del settimanale "Desde la Fé" dell'Arcidiocesi di Mexico. “Senza dubbio la situazione immediata può essere tenuta sotto controllo, ma a lungo andare continuerà ad essere latente, non solo a causa dello stile di vita nella zona di Tarahumara, ma soprattutto a causa della siccità, che colpisce metà del paese, e che si sta mostrando come un problema più grave a livello mondiale, lo squilibrio ecologico che porta al disastro ambientale".
Il settimanale diocesano fa notare che in Messico sono state colpite irresponsabilmente e in maniera irreversibile le risorse naturali del paese, con la complicità di funzionari corrotti a tutti i livelli, “motivati da avidità economica e rapacità immorale”. “La risposta a questa emergenza deve essere ora un cambio di mentalità nelle persone e nelle nuove politiche pubbliche di governo per risolvere i problemi a lungo termine. La natura merita maggiore rispetto e cura” conclude il testo.
Anche Mons. Rafael Sandoval Sandoval, Vescovo della Diocesi di Tarahumara, in una intervista alla stampa locale, ha lanciato l’allarme: la gente di Tarahumara ha fame. “Il problema è complesso, ma la realtà è che la fame c’è” ha detto Mons. Sandoval, e ha aggiunto: “La Chiesa missionaria nella zona stava preparando ‘Red Serrana’, un progetto di solidarietà e di sviluppo della comunità. Come Chiesa, in questo posto siamo Chiesa missionaria; dal tempo dell'arrivo dei gesuiti è stata data una testimonianza della dimensione sociale della fede, è una Chiesa vicina al dolore di queste persone. Prima di sentire le notizie sull'arrivo della siccità, la Chiesa si era preparata ad assistere gli affamati attraverso la Red Serrana. La siccità però è arrivata a sorpresa. Ho detto ai parroci di muoversi per portare aiuti alle comunità che ne hanno bisogno. Sappiamo che questa non è la soluzione, che abbiamo bisogno di scuole, di dare più importanza alla salute della comunità, di spazi in cui gli indigeni possano, col tempo, essere artefici e sostenitori di sè stessi. Perché, altrimenti, questa situazione la vedremo ancora ripetersi nuovamente fra dieci o quindici anni". (CE) (Agenzia Fides, 21/02/2012)


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