Luanda (Agenzia Fides) – Diverse migliaia di angolani rimpatriati dalla vicina Repubblica Democratica del Congo (RDC) sono rimasti bloccati a causa delle inondazioni verificatesi nell’Angola nordorientale. Si tratta delle prime vittime di quella che promette essere una stagione piovosa molto umida in alcune zone dell’Africa meridionale. Negli ultimi quattro mesi, infatti, almeno 50 mila persone, 24 mila delle quali rimpatriate di 10 villaggi della provincia di Uige, nell’Angola nordorientale al confine con la RDC, sono state colpite da piogge, alluvioni e grandinate. Secondo gli esperti, qui la stagione delle piogge tende ad essere più lunga rispetto ad altre zone dell’Angola.
Sono state distrutte 1.142 abitazioni, le famiglie che dispongono di un riparo ora ne ospitano altre. Inoltre i profughi che avevano cercato riparo dalla guerra civile in Angola, finita nel 2002, stanno facendo pressioni enormi sulla gente del posto e sulle organizzazioni. La popolazione, prevalentemente composta da agricoltori, è stata gravemente danneggiata, è estremamente povera e non è in grado di sostenere i rimpatriati che continuano ad arrivare ogni giorno. I loro raccolti di cassava, alimento di base in Angola, e di arachidi, sono andati distrutti e non c’è cibo sufficiente. L’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) ha ripreso i rimpatri formali nel mese di novembre 2011, dopo che problemi logistici e di altra natura li avevano fermati nel 2007. Attualmente, secondo l’UNHCR, nella RDC ci sono circa 80 mila profughi angolani. L’iniziativa è stata ripresa dopo uno studio dell’organizzazione delle Nazioni Unite, effettuato nel 2010, dal quale è emerso che volessero rientrare 43 mila persone, e a seguito di un accordo tripartito tra l’Angola, RDC e l’UNHCR (siglato nel giugno 2011), circa 20 mila persone avevano firmato per tornare. L’accordo è nato dopo anni di rapporti tesi tra i due paesi. Sia i cittadini angolani che quelli congolesi sono stati espulsi regolarmente. In Angola l’UNHCR aveva sospeso i rimpatri a dicembre e li riprenderà il 17 gennaio, ma non si sa quante persone siano già arrivate. Secondo gli operatori sanitari, la crescente instabilità causata dalle recenti elezioni contestate nella RDC potrebbe spingere sempre più persone ad andarsene. Inoltre i rimpatriati non hanno ricevuto un adeguato sostegno dalle autorità e le organizzazioni ecclesiali hanno risorse limitate. (AP) (13/1/2012 Agenzia Fides)