ASIA/MALAYSIA - “Trasparenza e riforme”: la società civile in piazza, con gli occhi alla “primavera araba”

venerdì, 8 luglio 2011

Kuala Lumpur (Agenzia Fides) – La “primavera araba” sta arrivando in Oriente. E’ annunciata per domani, 9 luglio, la più grande manifestazione della società civile malaysiana degli ultimi 50 anni, che prevede di riunire oltre 400mila persone nella capitale Kuala Lumpur per chiedere “riforme e trasparenza”. La manifestazione è stata lanciata dal movimento “Bersih 2.0” (il termine significa “pulizia”), un forum di oltre 80 Organizzazioni non governative che da tempo stanno dialogando con la Commissione Elettorale per chiedere elezioni trasparenti, onestà, equità nel trattamento dei diversi partiti, pari opportunità, applicazione delle leggi senza un “doppio standard”. La mancata risposta della Commissione alle istanze sollevate dalla società civile – spiegano fonti di Fides in Malaysia – ha prodotto malumori e desideri di protestare pubblicamente per esporre al governo e a tutta la nazione l’urgenza di una riforma globale del sistema elettorale, quando manca circa un anno alle elezioni generali. Il forum critica, fra l’altro, la presenza di “elettori fantasma” nelle liste, il voto per corrispondenza, le macchine usate per il conteggio dei voti, il mancato uso di inchiostro indelebile e una campagna elettorale troppo breve.
L’iniziativa di “Bersih 2.0” – che con quel “2.0” rimarca la sua modernità, il carattere giovanile e il riferimento al vasto uso dei nuovi mass-media e dei social network – ha messo in allerta il governo malaysiano, guidato dal partito UMNO, rappresentante della maggioranza malay. Preoccupato per una possibile diffusione dei movimenti della “primavera araba” nel paese, il Premier Najib Razak ha varato una serie di misure straordinarie: ha chiuso le strade della capitale dalla mezzanotte di oggi per impedire l’afflusso di manifestanti da altre zone del paese; ha vietato assembramenti di piazza, confinando la manifestazione in uno stadio fuori dalla città; ha ristretto la libertà di movimento per 91 fra attivisti e leader di movimenti civili. Nelle scorse settimane, quando il forum Bersih aveva iniziato a sensibilizzare l’opinione pubblica, il governo ha risposto dichiarandolo “illegale” e arrestando 200 attivisti.
Anche il Re, figura tradizionalmente ascoltata nel paese, ha lanciato un appello alla calma, invocando il bene delle nazione. I leader di Berish non hanno desistito, annunciando di voler tenere la manifestazione, appellandosi alle libertà previste dalla Costituzione, nel “Merdeka Stadium” di Kuala Lumpur: la struttura ha un significato storico e simbolico, in quanto è stata costruita in occasione della Dichiarazione di Indipendenza della Malaysia, nel 1957.
“La tensione è alta nella capitale” nota una fonte di Fides della comunità cattolica malaysiana. “C’è un clima di grande attesa, specialmente fra i giovani. Si temono scontri e violenze, ma il movimento sembra pacifico: reclama solo trasparenza e riforme, senza avere intenti rivoluzionari. Il governo, però, teme possibili conseguenze politiche”. Inoltre, prosegue la fonte di Fides, riemerge in questa circostanza l’antica questione della discriminazione esistente in Malaysia, dove le politiche nazionali in molti settori privilegiano apertamente i cittadini di etnia malay e di religione musulmana rispetto alle altre componenti sociali e religiose (le minoranze indiane e cinesi). “Naturalmente eliminare tali privilegi – conclude la fonte – è molto difficile per qualsiasi governo, che è espressione della maggioranza della popolazione. Ma sarebbe un importante segno di giustizia e di democrazia”. (PA) (Agenzia Fides 8/7/2011)


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