AMERICA/BOLIVIA - Mons. Sainz: non discriminazione ma rispetto per il popolo cattolico

giovedì, 31 marzo 2011

Cochabamba (Agenzia Fides) – "Non possiamo parlare di discriminazione, ma di rispetto per il popolo", con queste parole Mons. Luis Sainz, Arcivescovo ausiliare di Cochabamba e Presidente della Commissione Episcopale per l’Educazione, ha commentato le recenti dichiarazioni del presidente Evo Morales, il quale ha detto che la Chiesa cattolica discrimina le altre religioni perché non partecipa alle cerimonie interreligiose organizzate dal governo.
Il Presidente della Commissione Episcopale per l'Educazione (CEE) ha spiegato che la Chiesa cattolica ha delle norme universali come il Diritto Canonico, il Magistero della Chiesa, le parole del Santo Padre e il Magistero dei Vescovi dell'America Latina, "abbiamo delle regole precise, chiare, che ci dicono che non possiamo partecipare ad atti che non sono della Chiesa cattolica, come ad esempio la Pachamama, la K'oa, che sono segni di confusione per il nostro popolo. La nostra gente è semplice, il nostro popolo è cattolico e quindi che un Vescovo partecipi a queste attività religiose andine per noi è molto pericoloso, perché induce in errore la gente. Questo è uno dei motivi per non partecipare" ha detto Mons. Sainz.
“Una seconda ragione per non partecipare alla celebrazione interreligiosa - ha proseguito l’Arcivescovo - è che la Chiesa cattolica ha un inno, il Te Deum, che è un ringraziamento a Dio per tutti i benefici che concede alle autorità e a tutto il popolo, allo stesso tempo, in quel rito noi chiediamo la benedizione di Dio per le autorità e per la Bolivia, per il nostro paese, perchè progredisca con la benedizione e la protezione di Dio".
Mons. Sainz ha diffuso questo chiarimento perché il presidente Morales aveva riferito della sua partecipazione a una delle celebrazioni del Bicentenario in Cile, dove c'erano cattolici, evangelici e protestanti, commentando: "Quando qui convochiamo un atto interreligioso, alcuni padri dicono che possono assistere solo con il permesso del Cardinale. Questa è discriminazione, è misconoscere gli altri che praticano una diversa fede religiosa". (CE) (Agenzia Fides, 31/03/2011)


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